Oggi il nostro cinefilo impertinente ci parla di SULLY, il film diretto da Clint Eastwood, con Tom Hanks e Aaron Eckhart, che narra la vicenda dell'ammaraggio del volo US Airways 1549 avvenuto il 15 gennaio 2009 nel fiume Hudson, a New York. Ora disponibile su Netflix.

Genere: Biografico, Drammatico
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: dalle memorie di Chesley Sullenberger, Jeffrey Zaslow (co-autore)
Sceneggiatura: Todd Komarnicki
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Blu Murray
Effetti speciali: Steve Riley, Michael Owens, Aaron Weintraub
Musiche: Christian Jacob, Tierney Sutton Band
Scenografia: James J. Murakami
Costumi: Deborah Hopper
Trucco: Debra-Lee Davidson, Ren Rohling, Matthew Silva, Nico Sohn
Attori: Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney, Anna Gunn, Mike O'Malley, Ann Cusack, Holt McCallany, Jamey Sheridan, Jerry Ferrara, Sam Huntington, Molly Hagan, Max Adler
Anno: 2016
Paese: USA


Trama: 
: Il comandante Chesley Sullenberger, detto "Sully", è un esperto pilota di linea ai comandi di un aereo che decolla la mattina del 15 gennaio 2009 dall'aeroporto LaGuardia di New York ed impatta contro uno stormo di uccelli pochi istanti dopo, perdendo l'utilizzo di entrambi i motori. Il comandante si rende conto che l'unico modo per cercare di salvare le persone a bordo è tentare un ammaraggio nel fiume Hudson, e riesce nell'impresa senza provocare vittime. Sully viene acclamato e considerato un eroe dall'opinione pubblica; tuttavia, viene posto sotto inchiesta dall'ente aeronautico per non aver seguito il protocollo di volo ed aver messo in grave pericolo l'equipaggio e i passeggeri, oltre che aver causato la distruzione dell'aereo.





Il film racconta la storia vera dell’ammaraggio sul fiume Hudson, avvenuta il 15 gennaio del 2009, e tutte le inchieste, le indagini e i processi che hanno visto protagonista il pilota del volo. Facciamo una piccola premessa: quella è stata la prima volta in cui un iter del genere prevedeva la presenza di persona del pilota dell’aereo, perché fino ad all’ora, ogni ammaraggio era finito inevitabilmente con la morte di tutto il personale e dell’equipaggio. In quello che venne poi definito come “il miracolo dell’Hudson”, invece, non morì nessuno.


Innanzitutto, è un prodotto di Clint Eastwood, che ha questa capacità di trasporre cinematograficamente certe storie vere che oh, riesce a far venire la pelle d’oca. Ovviamente non tutte si prestano bene a farci dei film e sicuramente, ad un primo e veloce esame, un prodotto interamente basato sui processi fatti ad un personaggio divenuto pubblico a seguito di un incidente, poteva sembrare noioso o comunque poco interessante. Se poi ci si aggiunge il fatto che ho paura di volare, vedere film che trattano di incidenti aerei non farebbe impazzire di gioia il mio psicologo… se solo ne avessi uno. Però, piacevolmente colpito da Il processo ai Chicago 7, storia diversa ma impostazione simile, ho pensato che un altro film ambientato in un tribunale non potesse farmi male. E avevo ragione! 


Il film è molto bello, in realtà è molto meno incentrato sul processo, di cui tratta per lo più negli ultimi minuti, e più sul trauma di essere sopravvissuto ad un incidente senza precedenti. Mentre tutti gli organi che dovrebbero aiutarti nella difficile transizione verso la normalità, li ritrovi dall’altra parte della barricata col preciso scopo di instillarti dubbi sul tuo operato, per trovare a tutti costi un colpevole in una storia dove invece dovrebbe solamente esserci un eroe. 


Ora, a logica un po’ li comprendo: stiamo pur sempre parlando degli Stati Uniti, dove la principale professione (almeno per come ce li mostrano i prodotti che arrivano fino a noi) è quella di fare causa per qualunque cosa. Quindi capisco anche le assicurazioni e i dirigenti della compagnia aerea, ma l’idea che ci si fa vedendo il film (tra l’altro tratto dalla biografia del protagonista) è proprio che si sia trattato di un accanimento senza precedenti, atto ad incolpare il pilota, in modo da scaricare ogni responsabilità da tutti gli altri. Non so se la storia sia stata realmente questa, o se il buon Clint ci abbia messo lo zampino per renderla più interessante. Il risultato però è un prodotto in grado di generare un incredibile livello di empatia verso il comandante, e parecchia indignazione nei confronti di tutti quelli che cercano di addossargli le colpe.


Gli attori ingaggiati manco a dirlo sono fenomenali, Tom Hanks poi è fantastico. Riesce davvero a calarsi benissimo nel personaggio, e mostrare al pubblico tutta quell’ampia gamma di emozioni provate da un uomo sopravvissuto ad un incidente fino a quel momento sempre mortale, e che nel farlo ha salvato la vita a tutti gli altri. Molto bravo anche Aaron Eckhart, che fino ad ora ho quasi sempre visto in ruoli d’azione, che riesce ad essere molto credibile anche interpretando il protagonista di una storia drammatica e per nulla facile, nonostante si sia cucito quell’espressione strafottente per buona parte del tempo, e che onestamente a volte ho trovato un po’ “forzata”. 

Per tirare le somme: un ottimo prodotto, una regia pazzesca, attori bravissimi e una storia resa interessante dalle vecchie e rugose mani del buon Clint. Insomma, un piccolo gioiellino nel catalogo di Netflix. 

Voto: 4
L’amichevole GM di quartiere.
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