Oggi il nostro cinefilo impertinenti ci parla di OUTSIDE THE WIRE, il film con Anthony Mackie e Damson Idris, disponibile su Netflix.

Genere: Azione, Fantascienza
Regia: Mikael Håfström
Sceneggiatura: Rowan Athale, Rob Yescombe
Produttore: Rory Aitken, Brian Kavanaugh-Jones, Anthony Mackie, Ben Pugh, Erica Steinberg
Distribuzione in italiano: Netflix
Fotografia: Michael Bonvillain
Montaggio: Rickard Krantz
Effetti speciali: Gabor Kiszelly, Sebastian Barker
Scenografia: Kevin Phipps
Costumi: Caroline Harris
Trucco: Maja Mocsári
Attori: Anthony Mackie, Damson Idris, Emily Beecham, Michael Kelly, Pilou Asbæk, Bobby Lockwood, Enzo Cilenti, Velibor Topić
Anno: 2021
Paese: USA, Ungheria



Trama:
 in un futuro prossimo, un pilota di droni inviato in zona di guerra, deve lavorare con un ufficiale androide top secret, per sventare un attacco nucleare.





Qualcuno ha detto capitano? Si, lo so cosa state pensando ed è esattamente lo stesso che ho pensato anche io: questo è il classico film buttato su basando tutto su di un personaggio famoso a livello mondiale, solo per sfruttarne la fama.
Perché allora ne stiamo parlando? Beh, perché questo film mi ha piacevolmente colpito!
Il tenente Thomas Harp è un pilota di droni, ma uno di quelli bravi, con centinaia di missioni portate a termine e decine di eliminazioni. Un giorno però, convinto che all’interno di un veicolo armato terrorista ci sia un lancia razzi, decide di fare fuoco ignorando l’ordine di attendere. La sua intuizione si rivela giusta, ma l’avventatezza nel premere il pulsante di fuoco costa la vita a due Marines troppo vicini al luogo dell’esplosione. La risposta dello stato maggiore è immediata: Thomas viene mandato in missione al fronte come “punizione” per l’insubordinazione, in modo da vedere da vicino cosa significa la guerra. Qui è affidato al comando del capitano Leo, che lo coinvolgerà nella sua lotta per sventare una minaccia terroristica imminente.


Il film ha una trama molto più complessa di così, e una parte di questa ruota attorno alla figura del capitano Leo, un androide di ultimissima generazione programmato per essere una perfetta macchina da guerra, ma in grado anche di provare dolore e sentimenti. Emozioni necessarie per capire gli esseri umani ed essere così in grado di manipolarli meglio. Questa sua attitudine particolare gli permetterà di trovare modi sempre più sofisticati per aggirare le regole di comportamento e iniziare ad operare in autonomia. 


Il fatto è questo: non si tratta di un semplice film d’azione, nonostante le scene adrenaliniche e le sparatorie non manchino di certo. Stiamo pur sempre guardando un film ambientato su un fronte di guerra. Il fatto, però, è che ad un certo punto diventa molto più interessante ascoltare i dialoghi fra il capitano è il tenente, molti dei quali improntati sulla sua programmazione, su quello che può e non può fare, e su come questo sia in conflitto con ciò che prova. 
Sembra strano sentir un androide parlare di emozioni e di desideri, è stato programmato per provarli, ma anche per non poterli seguire nel caso in cui siano in conflitto con le sue “regole”. Ed è straordinario il modo in cui questo conflitto venga portato sul piccolo schermo, in un prodotto che inizialmente credevo fosse stato fatto solamente per sfruttare la fama di Anthony Mackie.


Di man in mano che la storia si snoda veniamo a conoscenza di punti sempre più importanti della psiche dei protagonisti, li vediamo interagire fra di loro e con il mondo che li circonda, in una continua evoluzione verso uno stadio finale completamente differente da quello da cui erano partiti. E anche a costo di ripetermi: non me lo aspettavo proprio.


Anthony è ovviamente un professionista in grado di portare sul piccolo schermo un capitano Leo davvero ben fatto, ma il suo equilibrio fra l’espressività richiesta da certe scene e la freddezza di altre, ci fanno capire quanto bravo sia in realtà: parecchio! Damson Idris ci mette tanto del suo interpretando un soldato che ha passato tutta la sua carriera al sicuro a 10.000km dalla guerra, combattendo attraverso un monitor, e che all’improvviso viene sbattuto sul fronte con un mitra in mano e le pallottole che gli fischiano nelle orecchie. Le espressioni in certe scene sono impagabili.


Una delle cose che vale la pena notare è il modo in cui i militari e i civili si rapportano con i droidi soldato. Macchine completamente prive di intelligenza (ben diverse da Leo, come lui stesso ribadisce), che si limitano a seguire programmi preimpostati e che hanno bisogno del costante supporto di soldati reali che gli dicano come comportarsi perché, se lasciati da soli, hanno l’unico obiettivo di eliminare tutte le minacce. Questi elementi che sembrano secondari, in molte scene acquistano un ruolo principale nello svolgimento, facendoci capire che anche i dettagli non sono lasciati al caso. Davvero un ottimo lavoro.

Per tirare le somme: una bella trama, buoni attori e un punto di vista interessante su diverse tematiche, rendono questo film una validissima aggiunta al catalogo di Netflix.

Voto: 4
L’amichevole GM di quartiere.
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