Oggi il nostro cinefilo impertinente ci parla di THE MANDALORIAN, la serie tv creata da Jon Favreau e prodotta da Lucasfilm, ambientata nel mondo di Star Wars e ora disponibile su Disney+.

Genere: Azione, Avventura, Fantascienza
Ideatore: Jon Favreau
Soggetto: George Lucas (creatore di Guerre stellari)
Fotografia: Greig Fraser, Barry "Baz" Idoine
Montaggio: Jeff Seibenick, Andrew S. Eisen, Dana E. Glauberman, Adam Gerstel
Musiche: Ludwig Göransson
Scenografia: Andrew L. Jones, Doug Chiang
Costumi: Joseph Porro, Shawna Trpcic
Produttore esecutivo: Jon Favreau, Dave Filoni, Kathleen Kennedy, Colin Wilson
Casa di produzione: Lucasfilm, Fairview Entertainment, Golem Creations
Distributore: Disney+
Attori: Pedro Pascal, Gina Carano, Carl Weathers, Giancarlo Esposito, Taika Waititi, Omid Abtahi, Ming-Na Wen
Anno: 2020
Paese: USA


Trama: 
Oltre i confini della Nuova Repubblica, il Mandaloriano, un pistolero solitario cacciatore di taglie, si imbarca in una missione per recuperare una giovane taglia, il Bambino, appartenente alla stessa specie di Yoda e capace di controllare la Forza. Con l'aiuto dello ugnaught Kuiil, il Mandaloriano trova il Bambino su Arvala-7 e lo salva dal droide cacciatore di taglie IG-11 e dai jawa. Tornato su Nevarro, il Mandaloriano consegna la taglia al Cliente, ma poco dopo si pente della scelta e lo recupera.


“Mandaloriano non è una razza, è un credo!” 

Nati nei posti più sperduti della galassia, i Mandaloriani vengono addestrati fin da bambini nella “via”, un insieme di insegnamenti marziali che li rende dei capaci e onorevoli combattenti. Si potrebbero definire come gli spartani del mondo di Star Wars, sempre in guerra con qualcuno, sempre pronti a combattere e a guadagnarsi la loro morte onorevole sul campo di battaglia.


Mando è un cacciatore di taglie, il migliore della gilda, cosa che l’ha reso parecchio famoso. Un giorno viene ingaggiato per un lavoro difficile, pericoloso e molto ben retribuito: rintracciare una risorsa di cui non si conosce altro che l’età (50 anni) e la posizione: Arvala-7. Una taglia difficile, ma che fa gola ad un sacco di cacciatori, rendendo quello sperduto pianeta davvero parecchio affollato.


La serie è interessante e, pur non avendo una trama principale forte, è però molto ben strutturata nei singoli episodi, rendendoli molto piacevoli. Il giusto mix di azione e comicità, soprattutto grazie alle gag di Baby Yoda, fanno si che lo spettatore non percepisca mai la pesantezza o la noia durante la visione. Nonostante tutto si ha sempre la sensazione che qualcosa manchi. Diciamo che se ogni puntata venisse vista come un episodio a sé stante, senza collegamento con gli altri, e senza essere nulla di più di un susseguirsi di missioni, allora sarebbe un ottimo prodotto. Purtroppo, però, si cerca di collegare le avventure dandogli un senso, e questo fa notare la mancanza di un forte filone narrativo centrale. Dopo un po’, infatti, la storia del “dobbiamo nasconderci per non farci scoprire” inizia ad essere stupidamente infantile, soprattutto quando i protagonisti sono un Mandaloriano (tribù quasi estinta) in armatura completa di Beskar, e un bambino verde della stessa razza del maestro Yoda, di cui si credeva fosse l’unico esemplare. Insomma, non proprio due che sanno come passare inosservati.


Gli attori che interpretano i vari personaggi, principali e secondari, nel corso della serie sono volti più o meno noti della tv. Tutti abbastanza bravi, ma messi in ombra da un pupazzo robotizzato verde e rugoso. Perché, per quando ci si sforzi di osservare anche altro, la realtà è che il personaggio di Baby Yoda è fatto talmente bene e con un tale lavoro di sceneggiatura dietro, da riuscire a rubare la scena ancora meglio di come fece Baby Groot ne “I guardiani della galassia”. Gag semplici e divertenti, una caratterizzazione incredibile e comportamenti ricorrenti ben studiati, lo rendono il vero protagonista assoluto della serie.


Per tirare le somme: è un buon prodotto a tema Star Wars, e considerando tutto lo schifo che la Disney è riuscita a produrre con l’ultima trilogia, se ne sentiva davvero il bisogno. Ha delle sottotrame davvero molto interessanti, episodi della lunghezza giusta da poter essere visti in qualsiasi momento, e quasi nessun cliffhanger troppo molesto da non poter essere ignorato. Insomma, nell’insieme si guarda molto bene.


Una cosa che mi ha colpito piacevolmente e che non ha nulla a che vedere con la qualità della serie tv, è il fatto che al termine di ogni episodio, durante i titoli di coda, facessero passare in rassegna tutti gli schizzi e i disegni fatti per rappresentare le varie scene in fase di produzione. Delle vere e proprie piccole opere d’arte. 

Voto: 4
L’amichevole GM di quartiere.
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