Oggi il nostro cinefilo impertinente ci parla di HOTEL ARTEMIS, film con Jodie Foster, Dave Bautista, Sterling K Brown e Sofia Boutella, scritto e diretto da Drew Pearce. Disponibile su Amazon Prime Video.


Genere: Fantascienza, Thriller, Azione
Regia: Drew Pearce
Soggetto: Drew Pearce
Sceneggiatura: Drew Pearce
Produttore: Simon Cornwell, Stephen Cornwell, Drew Pearce, Marc Platt, Adam Siegel
Produttore esecutivo: Jeffrey Stott, Yogita Puri
Casa di produzione: The Ink Factory, 127 Wall, Marc Platt Productions
Distribuzione in italiano: 01 Distribution
Musiche: Cliff Martinez
Attori:  Jodie Foster, Sterling K. Brown, Sofia Boutella, Jeff Goldblum, Brian Tyree Henry, Zachary Quinto, Charlie Day, Dave Bautista, Jenny Slate, Kenneth Choi, Josh Tillman, Evan Jones.
Anno: 2018
Paese: USA


Trama: 
È un mercoledì notte del 2028 e le strade del centro di Los Angeles sono tutte bloccate da tafferugli e manifestazioni. Le forze di polizia della città stanno respingendo violentemente i manifestanti che si sono tinti di blu per perorare la loro unica richiesta: acqua pulita. In tutto questo inferno, si aggirano quattro uomini, con i volti coperti da maschere a teschio, che hanno appena fallito un colpo in banca finendo in uno scontro a fuoco con la polizia. Feriti e senza altre opzioni, l’unica speranza di sopravvivere è raggiungere prima possibile uno stabile di 13 piani, in art déco, dalla logora facciata, un tempo un prestigioso hotel ma adesso un luogo sicuro che nasconde all’attico un ospedale all’avanguardia. Questo Pronto Soccorso è molto esclusivo, riservato ai soli criminali; l’iscrizione si paga in anticipo e tutte le regole della casa devono essere seguite alla lettera. A gestire la struttura è una donna, conosciuta da tutti come L’Infermiera, che pensa sempre e solo a una cosa: all’ Hotel Artemis. E stanotte è particolarmente impegnata.




Non è semplice recensire questa pellicola perché, nonostante siano passati alcuni giorni, non sono ancora sicuro di quello che ho visto. Questo film è un po’ come il bigfoot: stai passeggiando nel bosco, noti un omone gigante, e tutto peloso e non sai se quello che hai appena visto è la leggendaria creatura, anello mancante fra l’uomo e la scimmia, oppure lo zio che va a raccogliere le castagne. Con HOTEL ARTEMIS ho la stessa sensazione: non capisco se è fantastico o una mezza fregata. Quindi ora ve ne parlo, così magari mi chiarisco le idee. 


Il film inizia con una rapina in banca finita male, una come tante, ma in un periodo un po’ particolare. Le strade, infatti, pullulano di manifestanti e poliziotti. I nostri protagonisti si imbattono proprio in questi ultimi, ne scaturisce uno scontro a fuoco in cui alcuni rapinatori muoiono e altri restano feriti. I sopravvissuti si recano in una struttura protetta: un ospedale per criminali, mascherato da hotel, gestito da una donna che fa di tutto per tenere al sicuro e in vita tutti quelli che si presentano alla sua porta… e che hanno pagato l’iscrizione in anticipo ovviamente. A farle da spalla c’è il suo fidato secondo in carica, chiamato Everest perché… beh… è a tutti gli effetti una montagna. Il film si svolge quasi del tutto all’interno dell’ospedale/hotel e vede coinvolti, oltre che lo staff, anche tutti gli ospiti: due dei rapinatori, un’abilissima assassina, un trafficante di armi e un boss della malavita locale. 


La trama è davvero particolare, si passa buona parte del minutaggio a conoscere meglio le pedine sulla scacchiera, scopriremo cose del loro passato, cosa li ha condotti fino a quella struttura, li vedremo interagire fra di loro, cospirare, pianificare e fare l’unica cosa davvero stupida in quella situazione: infrangere le poche e semplici regole dell’hotel. Il tutto condito da uno scenario di rivolta armata in strada che rende l’esterno molto più pericoloso dell’interno, nonostante la clientela tutt’altro che tranquilla. La cosa che mi ha lasciato davvero stranito è proprio questo: credendo si trattasse di una pellicola d’azione mi aspettavo sparatorie, botte da orbi e tutto quel contesto adrenalinico che la locandina faceva presagire. Effettivamente un po’ di azione c’è, ma è davvero poca, per nulla eccessiva e assolutamente non il fulcro dell’opera, perché quello che davvero è il centro del prodotto sono le interazioni fra gli ospiti, i dialoghi e l’evoluzione dei personaggi. Ed è una cosa straordinaria perché davvero non me la sarei per nulla immaginato. Alla fine mi sono ritrovato ai titoli di coda in modo inaspettato, con la tristezza tipica di quando finisce qualcosa di bello, la ferma convinzione che sarei potuto stare ancora ore a guardare le vicende dei protagonisti evolversi, e la consapevolezza che, in fin dei conti, non avevo visto praticamente nulla di quello che mi aspettavo. Insomma, sono rimasto piacevolmente sorpreso da un prodotto che, in poco più di 90 minuti, mi ha appassionato al punto da non farmi nemmeno rendere conto che stava finendo.


A dare una spinta in più a tutta l’opera sono sicuramente anche gli attori. Jodie Foster è una fantastica infermiera alcolizzata, che riesce a fare dieci cose contemporaneamente e tutte bene, senza mai dimenticarsi di qualcuno e tenendo sempre tutto sotto controllo. Un’ottima prova attoriale di un’attrice ormai navigata. Sterling K Brown è bravissimo, riesce ad unire espressività facciale, mimica corporea e dialoghi in un modo strabiliante, rende il suo personaggio davvero unico e azzeccatissimo per il ruolo che deve ricoprire. Sofia è l’assassina perfetta, quasi sempre inespressiva e gelida, ma che sa sciogliersi e diventare umana quando interagisce con le persone di cui si fida. La vera rock star del film però è Dave Bautista. Sicuramente la sua carriera nel Wrestling professionista l’ha aiutato ad imparare a recitare, ma ci sono davvero pochi sportivi del settore che riescono poi ad affermarsi così bene nel mondo del cinema. Lui ce l’ha fatta, e il suo successo è sicuramente meritato.


Per tirare le somme: un film che mi ha sorpreso ed appassionato, una trama interessante e degli ottimi attori. Una sola nota negativa: sarebbe dovuto durare di più. Sì, perché, anche se il finale è ben fatto, mi lascia quell’impressione di opera incompiuta. Come se avessero dovuto chiudere di corsa.

Voto: 4
L’amichevole GM di quartiere
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