Oggi il nostro cinefilo impertinente ci parla di BORAT 2, film con Sacha Baron Cohen e Maria Bakalova, disponibile su Prime Video.


Genere: Commedia
Regia: Jason Woliner
Soggetto: personaggio creato da Sacha Baron Cohen
Sceneggiatura: Sacha Baron Cohen, Peter Baynham, Nick Corirossi, Jena Friedman, Anthony Hines, Lee Kern, Dan Mazer, Nina Pedrad, Erica Rivinoja, Dan Swimer
Produttore: Anthony Hines, Monica Levinson
Distribuzione in italiano: Prime Video
Fotografia: Luke Geissbuhler
Montaggio: Craig Alpert, Michael Giambra, James Thomas
Musiche: Erran Baron Cohen
Scenografia: David Saenz de Maturana
Costumi: Erinn Knight
Attori: Sacha Baron Cohen, Marija Bakalova
Anno: 2020
Paese: USA - Regno Unito



Sinossi: Dopo quattordici anni ai lavori forzati in un gulag per il disonore arrecato al suo Paese con il suo primo film, il giornalista kazako Borat Sagdiyev viene incaricato dal suo presidente di ingraziarsi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump regalando al suo vice Mike Pence la più grande star del Kazakistan: Johnny la scimmia.



È tornato, ed è ancora più sfrontato, politicamente scorretto e surreale di sempre. Dopo essere rimasto chiuso per quattordici anni dentro un gulag per punizione, dopo aver arrecato disonore alla sua grande patria, il giornalista Borat viene richiamato dal suo presidente per una nuova e pericolosa missione: regalare la scimmia Johnny, nota regista, sceneggiatrice e porno star kazaka, al vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence. Purtroppo, le cose non vanno come previsto e nella cassa, invece del primate, trova sua figlia quindicenne. Quindi ora dovrà regalare lei al vice di Trump.


Tutto il film è un mockumentary: un falso documentario girato con gli stessi moduli stilistici e narrativi, e cerca di spacciarsi per uno scorcio della vita statunitense vista sotto gli occhi di uno straniero. C’è solo un problema: il forestiero in questione è Borat, un concentrato di misoginia, razzismo e antisemitismo. Un uomo che non si fa problemi, ad esempio, a presentarsi da un rivenditore di attrezzature agricole, per chiedere una gabbia in cui mettere la figlia per portarla al mercato delle mogli. Ora, la trama del film è in effetti decisamente stupida, ma è funzionale ad un solo obiettivo: mostrare il peggio dell’America nazionalista e sovranista, attraverso tutta una serie di sketch (comici) che mettono in risalto gli atteggiamenti più malsani e stupidi degli americani. Ci troveremo così catapultati in mezzo a convegni di negazionisti, di persone che inneggiano al potere bianco, che sventolano la bandiera dei confederati, e che ripetono convinti che i democratici siano decisamente peggio del coronavirus (nel quale a volte non credono nemmeno). Sacha Baron Cohen garantisce l’autenticità degli sketch, tutte le “vittime” infatti non sapevano di star partecipando alle riprese di un film, ma credevano che si trattasse di una semplicissima intervista, magari un po’ sopra le righe, condotta da un personaggio che di volta in volta doveva travestirsi per non essere riconosciuto. Diciamo che, pur credendo nella veridicità di quanto dichiarato, sono anche abbastanza convinto che un abile intervistatore come il protagonista sia riuscito a manipolare le conversazioni quel tanto che bastava per renderle divertenti. 


Sacha Baron Cohen fa un lavoro strepitoso, interpretando magistralmente uno dei suoi personaggi più famosi. È sempre stato un incredibile comico, ma a renderlo un attore con gli attributi è una vicenda interessante successa proprio in questo film: mentre giravano aveva avuto l’idea di farsi ospitare una notte a casa di un paio di sovranisti, durante le riprese però è scattato il lockdown di cinque giorni dovuto alla pandemia di corona virus, cosa che ha obbligato lui e la troupe a fermarsi proprio in quella casa. Ed è stato lì che è scattato il genio, perché Sacha non è mai uscito dal personaggio, continuando a fingere di essere Borat per tutti i cinque giorni, accumulando materiale video da utilizzare per il film. Una cosa sicuramente non facile. Non è stata da meno nemmeno Maria Bakalova, le sue espressioni durante l’interpretazione di Tutar erano talmente naturali che a volte si stentava a credere che si trattasse di un personaggio. Davvero incredibile.


Per tirare le somme: ci sono tante cose che andrebbero dette su questo film, purtroppo però non tutte sono belle. Pur essendo un prodotto incredibilmente valido e autentico, per come ci mostra la parte più retrograda e complottista dell’America, trovo che sia forse un po’ troppo politicizzato. 
Mi spiego meglio: una parte del film è una sorta di campagna anti Trump, mostrando il peggio dei suoi collaboratori e le sue amicizie con criminali o presunti tali. Il primo Borat era divertente, ma faceva anche riflettere mostrandoci quello che c’era di sbagliato nella società americana. Il secondo film è sempre divertente e fa sempre riflettere, ma più su cosa ci sia di sbagliato nel votare Trump. Che può pure essere un messaggio valido, ma io Trump non l’avrei comunque votato visto che non sono cittadino statunitense. 

Voto: 3
L’amichevole GM di quartiere.
SHARE 0 comments

Scrivi un commento

COPYRIGHT © Le Lettrici Impertinenti · DESIGNED BY CATNIP DESIGN