Oggi il nostro cinefilo impertinente ci parla de LA REGINA DEGLI SCACCHI, serie tv con Anya Taylor-Joy, Bill Camp, Harry Melling e Thomas Brodie-Sangster. Creata da Scott Frank e Allan Scott basandola sull’omonimo romanzo del 1983 di Walter Travis. Ora disponibile su Netflix.


Genere: Drammatico
Regia: Scott Frank
Ideata da: Scott Frank & Allan Scott
Basata su: The Queen's Gambit di Walter Tevis (romanzo)
Musiche: Carlos Rafael Rivera
Attori: Anya Taylor-Joy, Bill Camp, Moses Ingram, Isla Johnston, Christiane Seidel, Rebecca Root, Chloe Pirrie, Akemnji Ndifornyen, Marielle Heller, Harry Melling, Patrick Kennedy, Jacob Fortune-Lloyd, Thomas Brodie-Sangster, Marcin Dorociński
Anno: 2020
Paese: USA



Sinossi: 
Beth Hammon, una ragazzina di nove anni, finisce in un orfanotrofio dopo la morte della madre a seguito di un incidente. Qui conoscerà il burbero custode della struttura, un uomo taciturno che, però, adora gli scacchi. Sarà lui ad iniziarla al gioco di cui diventerà una campionessa.




Beth non ha una vita facile, la madre è una donna vittima di un forte squilibrio mentale che, pur amando immensamente la figlia, fa di tutto per isolarla dal mondo credendo così di proteggerla. Un terribile incidente la porterà via anzitempo, lasciano Beth sola e in balia del sistema di adozione statale. La vita in orfanotrofio non è semplice, le “vitamine” che le somministrano quotidianamente non sono altro che tranquillanti per mantenere tutte le ospiti calme. I giorni scorrono tutti uguali, fino a che non incontra il custode dell’edificio, il signor Shaibel, un burbero uomo di mezza età che passa le giornate a giocare a scacchi contro sé stesso. Per lei è amore a prima vista verso il tavolo da gioco, ciò che considera l’unico mondo che può tenere costantemente sotto controllo. 


La trama della serie è singolare, lungo il corso dei sette episodi che la compongono vedremo la protagonista crescere e, da ragazzina di nove anni, diventare una donna di ventidue. Di pari passo alla sua età cresce anche la sua fama nel mondo degli scacchi, inizialmente ostacolata dalla famiglia adottiva, ma in seguito incentivata dalla madre, spinta dall’idea di facili guadagni. Vedremo uno scorcio della vita di una ragazzina vittima del mondo, alcolizzata e dipendente da quegli stessi tranquillanti che le venivano somministrati ogni giorno nell’orfanotrofio. I tecnicismi sul mondo degli scacchi sono parecchi, ma mai affrontati in modo tedioso. Uno dei meriti degli sceneggiatori, infatti, è proprio quello di riuscire ad “impartirci” lezioni su questo sport, senza nemmeno che ce ne rendiamo conto. È impressionante come siano riusciti a rendere davvero godibile un prodotto che parla di uno dei giochi più lenti di sempre. Si, l’avrete capito ormai: non sono un fan degli scacchi, a me piace la dama! Però la serie è davvero notevole. Ok, non è perfetta, in alcuni punti è effettivamente un po’ lenta, e ho l’impressione che questa lentezza sia utilizzata proprio per enfatizzare certe scene, cosa che però ottiene l’effetto opposto. Soprattutto quando parlano del passato di Beth e del suo rapporto con la madre biologica. Argomenti che vengono approfonditi di volta in volta attraverso flashback sparsi per tutti gli episodi, ma sempre collegati ad eventi successi nel presente. Come se certe azioni o parole innescassero in lei dei ricordi della sua infanzia. Un modo singolare di raccontare la storia che, se ben gestito, aggiunge spessore alla pellicola, purtroppo però è capitato in alcune occasioni che questi flashback risultassero più una distrazione.


Credo che molto del successo della serie sia anche da assegnare a Anya Taylor-Joy, che interpreta Beth da adulta in un modo sublime. Ora, la particolarità della protagonista è proprio quella di avere reazioni quasi invisibili agli stimoli. A volte, infatti, si limita ad aggrottare leggermente un sopracciglio o a sbarrare gli occhi per un secondo, ma tanto basta alla bravissima Anya per renderci partecipi di ogni stato d’animo di Beth, senza praticamente muovere un muscolo. Insomma, davvero un lavoro eccezionale. Così come ritengo altrettanto fenomenale l’interpretazione di Thomas, peccato però che dal primo momento ho trovato il suo personaggio completamente fuori contesto rispetto al mondo degli scacchi professionistici. Non so se fosse voluto o meno, ma pur ritenendo l’interpretazione davvero di livello, non riesco a non pensare che quell’elemento, caratterizzato in quel modo, non c’entrasse proprio nulla. Come un’arancia in un cesto di pesche.
Tiriamo le somme: una storia avvincente, un lavoro di regia decente e dei bravissimi attori, rendono La Regina degli Scacchi un buon prodotto su Netflix. L’unica nota negativa, secondo me, è il fatto che nessun episodio sia davvero riuscito bene. In tutti, bene o male, si sente un po’ lo stacco fra il 90% di interesse e il 10% di noia.

Voto:
L’amichevole GM di quartiere.
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