Oggi il nostro cinefilo impertinente ci parla di HIGH RISE INVASION, l’anime di sopravvivenza horror, tratto dal manga Sky Violation scritto da  Tsuina Miura e disegnato da Takahiro Oba. Disponibile su Netflix.


Genere: Horror, Anime
- MANGA -
Scritto da: Tsuina Miura
Illustrato da: Takahiro Oba
Pubblicato da: Kodansha
Uscita originale: December 5, 2013 – April 10, 2019
Volumi: 21 
- ANIME -
Diretto da: Masahiro Takata
Scritto da: Tōko Machida
Musiche di: tatsuo, Youichi Sakai
Studio: Zero-G
Distributore: Netflix
Rilascio: February 25, 2021
Durata episodi: 25–27 minutes
Episodi: 12



Trama: 
La liceale Yuri si ritrova improvvisamente sul tetto di un grattacielo. È intrappolata in un mondo bizzarro circondato da palazzi altissimi collegati tra loro da ponti. Impossibilitata a scendere in ogni modo, si ritroverà a dover affrontare uomini mascherati il cui unico obiettivo è uccidere o spingere al suicidio chiunque incappi sulla loro strada. Il tutto mentre cerca di raggiungere il fratello, a sua volta intrappolato in quell’incubo.




Trovo che questa ossessione che ha Netflix nel produrre trasposizioni televisive di manga famosi, sia la cosa migliore capitata in questo ultimo decennio. Ora, non tutte gli riescono bene, anzi, una buona parte proprio non si riesce a guardare, ma ogni tanto salta fuori qualcosa di bono. E questo prodotto lo è sicuramente.


“Sto cercando di raggiungerti sorellina, nel frattempo cerca di sopravvivere”

Allora, partiamo col dire che la storia è simile a quella di tanti altri prodotti del genere. Yuri, la protagonista, si ritrova improvvisamente sul tetto di un grattacelo, in una città che non conosce, tutta composta da palazzi altissimi e collegati fra di loro da lunghe e stretti ponti sospesi. Qui inizia a cercare di comunicare con qualcuno, riuscendo a mettersi in contatto telefonico col fratello, anche lui, a quanto pare, nella sua stessa situazione. Mentre il fratello si raccomanda con lei di fare di tutto per sopravvivere e aspettare il suo arrivo, Yuri assiste a una cosa insolita: un uomo con una maschera sul volto insegue una donna sul tetto di un palazzo di fronte. Dopo essere stata aggredita più volte con una mazza da baseball, la donna ormai disperata e sotto shock, decide di farla finita lanciandosi nel vuoto. Yuri, assistendo alla scena, fa conoscenza per la prima volta con una “maschera”, i mostri di quel mondo brutale, che hanno come unico obiettivo quello di spingere le persone alla disperazione e al suicidio, o in alternativa ucciderle loro stessi. Inizierà così un incubo fatto di sopravvivenza, combattimenti e sangue che scorre a fiumi, mentre la protagonista cerca in ogni modo di raggiungere il fratello.


“Prima hai mirato a me non è vero? È stato un bel colpo, ma sei troppo buona. È davvero commovente vedere qualcuno così tanto gentile in un mondo come questo. Adesso purtroppo mi trovo costretta a farti fuori!”

Trattandosi di un’opera ispirata a un manga la trama, sebbene lineare, è bene strutturata. Durante le 12 puntate che compongono la prima stagione, infatti, verremo a conoscenza di una parte dei segreti di quel mondo, e del perché i nostri protagonisti si siano ritrovati li. Purtroppo, a parte per Yuri e un paio di altri personaggi secondari, di molti non verrà mai approfondito il background, nonostante li ritroviamo ad ogni puntata, lasciandoci un po’ l’amaro in bocca. In molti casi, infatti, si tratta di second molto belli e interessanti, di cui però non viene rivelato quasi nulla. Ovviamente trattandosi di un prodotto giapponese, il fanservice è potente in lui, e capiterà fin troppo spesso che i protagonisti femminili si ritrovino in situazioni ben oltre il limite dell’imbarazzante, con inquadrature illegali, e spesso fuori contesto, su mutandine indossate sotto a gonne inguinali, e su seni prosperosi ma dalle dubbie proporzioni anatomiche.


“Questa umana ha già raggiunto lo stato di quasi dio”

Cosa rende però davvero interessante il prodotto? Beh, la tensione è palpabile. Tutta la storia, infatti, ruota attorno all’incrementare del livello di difficoltà nella sopravvivenza. Se inizialmente gli avversari erano quasi burattini, pian piano si fanno sempre più pericolosi e intelligenti, spingendo i protagonisti a dover rischiare sempre di più, a combattere sempre più ferocemente e a perdere, di volta in volte, quella parte di umanità che gli era rimasta. Il tema su cui si concentra l’anime, infatti, è proprio questo: fino a che punto sei disposto a spingerti pur di sopravvivere? Per quanto riguarda tutto il comparto creativo, la grafica e il suono è davvero di prim’ordine. Si vede che Netflix ha cacciato il grano. I disegni, infatti, sono puliti, lucidi e fluidi anche nelle scene più concitate, e il suono è pulito sempre, rendendoci in grado di sentire perfettamente il suono delle ossa che si rompono anche in mezzo alle urla, gli spari e le esplosioni. Insomma, sotto il comparto tecnico è davvero molto valido.

Per tirare le somme: fanservice e scarso approfondimento sui personaggi a parte, HIGH RISE INVASION è un buon prodotto. Non eccelle ma intrattiene, rapisce l’attenzione e invoglia a continuare la visione episodio dopo episodio. Cosa che, mediamente, è molto più di quello che succede di solito.

Voto:
L’amichevole GM di quartiere.
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