Oggi il nostro cinefilo impertinente ci parla di RESIDENT EVIL, la saga cinematografica ispirata all’omonimo gioco della Capcom, con Milla Jovovich, Michelle Rodriguez, Oded Fehr, Ali Larter, Iain Glen e Jason O’Mara, disponibile su Netflix e Prime Video.


Genere: Azione, Fantascienza, Horror, Thriller
Regia: Paul W.S. Anderson, Alexander Witt, Russel Mulcahy
Soggetto: Paul W.S. Anderson
Attori: Milla Jovovich, Michelle Rodriguez, Oded Fehr, Ali Larter, Iain Glen,  Jason O’Mara, Wentworth Miller, Sienna Guilory, Li Bingbing, Boris Kodjoe, Kevin Durand
Anno: 2002
Paese: Germania, Regno Unito



Sinossi: 
l’Umbrella Corporation è la più grossa e potente multinazionale farmaceutica al mondo, il suo prodotto di punta, il virus T, è in grado di curare alcune delle peggiori malattie esistenti. Purtroppo, ha anche un effetto collaterale: riporta in vita i morti trasformandoli in essere affamati di carne umana. Quando un incidente libera il virus nella cittadina di Racoon City inizia l’incubo dell’estinzione.





Bene gente, è finalmente giunto il tempo di fare due chiacchiere su una saga che, bene o male, ha segnato il ventennio. Si, stiamo parlando proprio di RESIDENT EVIL. Dal 2002 ad oggi sono stati prodotti ben sei film per raccontarci le avventure di Alice, una donna che si sveglia con un’amnesia totale, nel bagno di una villa nella periferia di Racoon City, pochi minuti dopo che un’incidente ha causato la fuoriuscita di un virus letale all’interno di un laboratorio sotterraneo conosciuto come l’Alveare. Da quel momento in poi seguiremo la sua storia, mentre cerca di opporsi in tutti i modi alle azioni sconsiderate della Umbrella Corporation: la più grossa e potente multinazionale farmaceutica al mondo, che ha sviluppato armi batteriologiche in grado di riportare in vita i morti e trasformare i vivi in abomini. Con il proseguire della saga ci ritroveremo ad assistere a scontri sempre più spettacolari, effetti speciali di volta in volta migliori, e attori che evolvono le loro capacità recitative grazie all’esperienza maturata negli anni intercorsi fra un film e l’altro.


Ora, pur non essendo mai stato un fan del videogioco, ho giocato infatti solo un paio di titoli, queste pellicole hanno segnato un importantissimo passo avanti nella cinematografia, riportando sul grande schermo gli zombi, all’epoca sepolti e praticamente dimenticati da decenni. Il modo in cui lo fa non è spesso brillante, ed è palese come alcuni capitoli siano venuti meglio di altri, ma il coraggio dimostrato nel trasporre un videogioco famosissimo nel suo genere, ma comunque ben distante dalla tipologia adatta a crearne un film, è stato notevole. Fortunatamente sono stati abbastanza intelligenti da mantenere l’ambientazione, buona parte delle caratteristiche dei personaggi, cambiando però radicalmente la trama e le meccaniche del gioco. Sarebbe stato incredibilmente noioso, infatti, stare ore a guardare i protagonisti mentre allineano statue, cercano pulsanti nascosti e risolvono enigmi per proseguire. Si, questo perché, contrariamente a quanto sembri, i più famosi titoli della serie videoludica sono a tutti gli effetti puzzle game. 


Cos’ha reso però un successo questa saga? Sarà merito di quei cuccioloni lenti e impacciati? Sarà stato il brand più che famoso? Le straordinarie scelte di regia o gli effetti speciale all’ultimo grido? Ok, forse la computer grafica ha dato una bella mano, ma io credo che il vero motivo del successo sia quasi interamente da imputare a Milla Jovovich, un’attrice con appena una decina di lavori sulle spalle, al tempo del primo film, ma che ha saputo dar vita a una protagonista con una personalità e una profondità che difficilmente si riscontrano in un film horror. Ovviamente tutti gli attori che l’affiancano sono di spessore, da Ali Larter che interpreta un Claire determinata, risoluta e disposta a tutto pur di tenere le persone al sicuro, a Iain Glen che riesce ad impersonare uno dei villain più carismatici visti sul grande schermo in un prodotto di questo tipo. Sì, perché ricordiamoci sempre che, nonostante ormai sia un cult, RESIDENT EVIL è prima di tutto un horror, genere che solitamente non sforna proprio così tanti capolavori.


Per tirare le somme: non si può definire la migliore saga del ventennio. Non siamo certo qui a paragonarla a capisaldi del cinema, ma resta un prodotto molto valido. Sebbene con alti e bassi, magri e grassi, riesce sempre a fare quello che si ripropone: mostrarci una donna forte e indipendente che prende a pugni in faccia e calci nel sedere tutti quelli che provano a mettersi sulla sua strada, che siano zombi, uomini o mostri (spesso le ultime due cose coincidono). 
P.S.- vale la pena guardarlo anche perché è uno delle poche saghe d’azione in cui i personaggi più curati e studiati sono femminili.

Voto: 4
L’amichevole GM di quartiere.
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