Ciao Impertinenti,
oggi vi parliamo del romanzo IL LIBRO DELLE CASE, candidato al Premio Strega e scritto da Andrea Bajani.


Genere:
Narrativa Contemporanea
Casa editrice: Feltrinelli Editore
Data di Uscita: 04 Febbraio 2021
Prezzo: € 16.15 - Ebook € 11.99

Trama: A quante parti di noi siamo disposti a rinunciare per continuare a essere noi stessi? E soprattutto: dove abbiamo lasciato ciò che non ci siamo portati dietro? Quali case custodiscono in segreto o tengono in ostaggio i pezzi mancanti di noi?

Per raccontare la vita di un uomo, l’unica possibilità è setacciare le sue case, cercare gli indizi di quel piccolo inevitabile crimine che è dire “io” sapendo che dietro c’è sempre qualche menzogna. Il libro delle case è la storia di un uomo – “che per convenzione chiameremo Io” –, le amicizie, il matrimonio nel suo riparo e nelle sue ferite, la scoperta del sesso e della poesia, il distacco da una famiglia esperta in autodistruzione, e la liberazione dal mobilio che per vent’anni si è trascinato dietro a ogni trasloco.

Le case di Io sono tante. La prima è la Casa del sottosuolo a Roma, è sotto il livello della strada ma vi si sente ogni giorno il cannone che dal Gianicolo spara a salve contro la città. È lì che Io muove i primi passi a fine anni settanta, lì che si spartisce lo spazio con il resto della sua famiglia, lì che si rovesciano, dalla tv, le immagini di Aldo Moro sequestrato, del corpo di Pasolini rinvenuto all’Idroscalo.

La storia di Io salta di casa in casa, su e giù per gli anni, tessere ciascuna di un puzzle che si costruisce tra l’ultimo quarto del millennio e il primo degli anni zero: è giovane amante di una donna sposata in una casa di provincia, infante che insegue una tartaruga a quattro zampe; è marito in una casa borghese di Torino, e bohémien in una mansarda parigina; adolescente preso a pugni dal padre in una casa di vacanza, e giovane universitario buttato sopra un materasso; e poi semplicemente un uomo, che si tira dietro la porta di una casa vuota. 

In questo romanzo costruito come una partita di Cluedo o un poliziesco esistenziale, Andrea Bajani scrive una prosa che si leva in poesia, sa di cielo e di angeli ma anche di terra e bruciato. È un viaggio, Il libro delle case, attraverso i cambiamenti degli ultimi cinquant’anni, nelle sue architetture reali così come in quelle interiori, i luoghi da cui veniamo e quelli in cui stiamo vivendo, le palazzine di periferia degli anni sessanta, lo sparo che cambia il corso della storia, e il bacio rubato dietro una tenda.




Attenzione: questo non è un libro comune. Tra i 12 candidati al premio Strega 2021 c'è un libro che nasconde un doppio fondo.
L'inganno riporta una copertina, capitoli e frasi. Ma non è così. Questo non è un romanzo che si può leggere sfogliando pagine, nemmeno si può concludere con la classica formula, perché dietro la copertina non inizia un racconto. Dietro la copertina spunta una porta, o una finestra, spesso un muro intonacato. Una volta aperto è impossibile trovare scuse. C'è qualcuno che vi aspetta. Doveroso è entrare, chiedendo il permesso.

Casa del sottosuolo, 1976

La prima casa ha tre stanze da letto, un soggiorno, una cucina e un bagno. La stanza da letto dove dorme il bambino, che per convenzione chiameremo Io, è in realtà uno sgabuzzino con una brandina. È un po' umido, come del resto tutta la casa. Non ha finestre ma è confortevole ed è vicino alla cucina. L'acciottolio delle stoviglie, il toc toc regolare del coltello sul tagliere, il getto d'acqua prolungato nel lavello sono probabilmente tra i primi ricordi di Io, anche se non se ne ricorda. [...] Nella casa del sottosuolo vivono Padre, Madre, Sorella, Nonna. Ed Io.


"Io", pronome personale maschile o femminile, una tra le prime parole che impariamo a pronunciare da bambini, ci guida tra le case che custodiscono i suoi ricordi. La scelta di non dare un nome al protagonista, per me, è stato un valore aggiunto. In questo modo siamo partecipi del susseguirsi di eventi, delle emozioni, dolori e traumi di un individuo che, aprendo le porte delle proprie case, ci apre la sua parte più intima e vulnerabile. In questo modo risulta più facile trovarsi in empatia con "Io". Tutti potenzialmente siamo "Io", oppure lo siamo stati in parte, nelle sfumature che emergono nella narrazione. Ad essere sinceri, la narrazione non segue un filo logico. Esistono attimi, tra passato e presente, come un album di foto disordinato, dove le une si accostano alle altre, senza ordine. Questa scelta, per molti "frastornante" è discutibile: i continui salti temporali possono scoraggiare chi si approccia alla lettura cercando di tracciare la storia delle case. A mio avviso, l'errore sta proprio nel focalizzare la storia. La forza del libro risiede nella costruzione emotiva, legata ai pochi attimi che valgono una vita intera, descritti qui sotto forma di "case".
C'è la casa del sottosuolo, quella delle parole, quella della musica. Molto significativa la casa dei ricordi fuoriusciti. Le mie preferite sono le case di Tartaruga e del Nonno mai esistito, di cui vi lascio un assaggio.

Casa di Nonno mai esistito, 1980.

L'appartamento potrebbe essere al sesto come al nono piano. È molto lontano, in ogni caso, tutto quello che si vede da lassù [...] La tavola è già apparecchiata per otto, nonostante siano solo le undici del mattino. Su una sedia c'è un signore con gli occhiali; indossa una camicia aperta sul petto da cui sbucano peli brizzolati. [...]
Il signore ignora la mano di Padre, che si indurisce per restare aperta; si china appena verso Io e Sorella e dice "Quindi questi sono Nipoti".
"Sono Figli" dice Padre. E intanto ritira la mano, e la lascia cadere chiusa a pugno lungo i fianchi.
"Io sono Nonno," dice rivolgendosi ai bambini.
Nonno offre la mano aperta a Io e Sorella.
Io e Sorella ci infilano la propria, l'una dopo l'altro.
"Tu saresti la madre," dice poi rivolto a Madre. A padre dice "Sei invecchiato'.
"Avevo sedici anni, certo," gli risponde.
"Diciotto," dice Nonno.
"Sedici," ripete Padre. Poi aggiunge "Tu invece sei bugiardo uguale".


Andrea Bajani regala, con quest'opera, istantanee sensoriali per incontrarsi e ritrovarsi. Scritto nell'anno, socialmente e clinicamente instabile, dove le case sono state tutto ciò che più si avvicinava alla salvezza, qui diventano capitoli sparsi che scandiscono i momenti di un uomo, ma anche di una donna, di un bambino e, perché no, di una tartaruga. Nel contesto amorfo delle tante case nasce il genio di strutturare un racconto con una forma stilistica unica, che come fine ha il fornire elementi impersonali su sfondo personale, del viaggio più inflazionato di tutti i tempi: la vita.

IL LIBRO DELLE CASE è quello che più si avvicina ad un gesto abituale che meccanicamente abbiamo fatto sempre e che, da circa un anno, sta cadendo in disuso: un incontro. Chi si può incontrare leggendo sta a noi deciderlo. È un invito a cena dell'ultimo momento, dove c'è sempre l'ultimo che arriva a mani vuote. Un caffè veloce sotto l'ufficio senza togliersi gli occhiali da sole. La telefonata che precede il ritorno tanto atteso. È il tuo compleanno a mezzanotte, la sigaretta accesa e un vino in mano, nel letto di chi non sai quanti altri compleanni starà al tuo fianco. Quell'abbraccio da dietro e "indovina chi sono". L'errore che non avreste dovuto fare. Il ricordo che consuma, meglio lasciarlo andare. Ma i ricordi non hanno le ali, sono molto più simili al piombo e scendono giù fino allo stomaco.
Non c'è un finale vero e proprio in questo libro. Le case continueranno ad esistere. Lo sa benissimo anche "Io". Soltanto una certezza ci è concessa: non possiamo cambiare le case che ci hanno vissuto, ma abbiamo il potere di progettare quelle che ci avranno, custodendo per sempre la loro memoria nella nostra solitudine.

Casa della felicità, 2009

[...] Io è solo al centro della scena che l'aspetta.
Sì immagini adesso la sua commozione, il pensiero che la solitudine è finita.
Il pensiero glorioso, blasfemo, di essere felice e di essersi salvato.
Non si dica altro. Sì lasci traccia scritta che tutto questo è stato.




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