Buona domenica a tutti amici! ^_^
Le Lettrici Impertinenti oggi ospitano l’ultima tappa del Blog Tour dedicato al nuovo romanzo di Edy Tassi, EFFETTO DOMINO, pubblicato da Harlequin Mondadori.
Come nelle tappe precedenti, anche noi oggi vi presenteremo uno dei personaggi principali di questo romanzo, grazie a un racconto scritto dalla penna dell’autrice proprio per preparare i suoi lettori al mondo di EFFETTO DOMINO.

Ora vi lasciamo al racconto su Giulio Galbiati ma prima vi ricordiamo che a questa lettura seguirà una piccola intervista che Edy Tassi ci ha gentilmente concesso.


Genere: Romance Contemporaneo - Erotico
Casa editrice: Harlequin Mondadori
Data di Uscita: 7 Luglio 2015
Prezzo: € 10.97 – Ebook € 6.99

Sinossi: Nascosta dietro l'obiettivo della macchina fotografica, Gloria è sicura di essere intoccabile. E invisibile. Di poter scegliere lei ogni mossa, anche con gli uomini. Seducendoli, amandoli senza inibizioni, e poi lasciandoli prima di poter provare emozioni troppo intense. Prima di poter soffrire. Ma nessuno può sfuggire alla propria storia. E quando il passato la chiama con forza dall'Africa alle sponde scintillanti ed esclusive del Lago di Como, Gloria comincia a seguire le tracce di una verità scomoda, di una storia familiare misteriosa e affascinante. Al centro di tutto c'è l'enigmatica e imponente Villa Visdomini. E un uomo, Marco, che è tentazione pura, pericoloso come il fuoco che divampa tra loro. Questa volta Gloria non può più nascondersi.


Dopo il successo di “Ballando con il fuoco”, un nuovo appassionante romanzo firmato Edy Tassi!


Da lontano si sentì un rombo. Sembrava un borbottio, che si allargava fra le colline scure.
Giulio Galbiati si tolse gli occhiali e li appoggiò davanti a sé con un sospiro. Si prese la radice del naso fra le dita e strinse, serrando le palpebre. Non era mai stato tipo da mal di testa, ma negli ultimi tempi gli sembrava di soffrirne di continuo.
Aprì il primo cassetto alla sua destra per cercare un’aspirina, un antidolorifico, qualcosa. Con gesti impazienti frugò fra le matite, le penne, i biglietti da visita. Niente.
Richiuse di scatto, contrariato.
Poi una folata di vento improvviso minacciò di far volare via tutti i fogli sparpagliati sulla grande scrivania. Giulio si protese istintivamente in avanti per impedire che si rovesciassero a terra.
«Dannazione!»
Oltre al mal di testa, ci mancava solo di dover perdere mezz’ora a riordinare tutto.
Cominciò a raccogliere i fogli con la mano destra, mentre con il braccio sinistro teneva bloccati gli altri. Si muoveva in fretta per evitare che…
Una nuova una folata, più forte.
Una nuova fitta sopra l’occhio sinistro.
Quanto mai aveva lasciato aperta la portafinestra. Si voltò verso il giardino con la fronte corrugata. Grossi nuvoloni neri nascondevano le stelle e rendevano ancora più buio il cielo notturno. Un’aria fredda, insolita per quell’inizio di luglio, piegava le cime degli alberi e strattonava i cespugli. Giulio la sentiva sibilare fra i rami e fra le colonnine di pietra della terrazza.
Un rombo più vicino confermò che il temporale si stava avvicinando.
I tendoni dello studio si sollevarono di colpo e si gonfiarono, pesanti e minacciosi. Un lembo frustò un vaso di gerbere, che si rovesciò a terra con uno schianto.
Con i fogli in mano, Giulio si alzò dalla scrivania e corse alla portafinestra, calpestando le corolle e gli steli. Perse quasi l’equilibrio e si aggrappò a un battente. L’aria violenta lo sospinse indietro.
Si stava preparando una tempesta con i fiocchi.
E non solo in senso meteorologico.
In quella, un lampo saettò nel cielo e lo tagliò in due, così vicino che lo scoppio del tuono fu immediato. Il giardino si illuminò di un bagliore latteo, quasi fosforescente.
Giulio afferrò la portafinestra e cercò di accostarla. Qualcosa sbatté violentemente, nella villa. L’aria si era infiltrata da tutte le aperture e sembrava volersi impossessare delle stanze.
Aveva quasi chiuso, quando una nuova folata, violentissima lo spinse all’indietro. Giulio si trovò esposto a quella furia, i fogli che volavano nello studio, sulla terrazza. All’inizio li guardò come imbambolato. Alcuni si appiccicarono a terra, fra le gerbere e l’acqua ormai in parte assorbita dal tappeto. Alcuni volarono via, prima contro la balaustra, poi chissà dove, nel giardino.
Stava per uscire, quando l’acqua cominciò a scrosciare violenta. Sentì le gocce fredde che lo sferzavano e nel giro di poco si ritrovò completamente bagnato.
Il mal di testa gli pulsava dietro gli occhi.
Basta!
I fogli si potevano recuperare, poteva stamparli di nuovo. Anzi, avrebbe potuto recitare a memoria quei numeri che lo stavano tormentando da mesi.
Afferrò di nuovo i battenti, li accostò, mentre l’aria si accaniva con sibili sempre più acuti per spalancarli un’altra volta, e finalmente riuscì a chiuderli.
I tendoni precipitarono di colpo verso il basso.
Giulio li accostò con un colpo secco e subito i lampi e i tuoni si attutirono, come assorbiti dal velluto. Con un sospiro si voltò verso l’interno dello studio, dove ormai la pioggia aveva allagato un semicerchio di pavimento e aveva tinto di scuro i braccioli delle poltrone più vicine. Con lo sguardo cercò il cellulare.
Lo individuò in un angolo del divano, quasi nascosto dai cuscini. Era ancora leggermente tiepido tra le dita fredde, per l’ultima, lunga telefonata con suo cognato.
Le luci vacillarono un istante.
Giulio sfiorò il display e controllò le tacche. Non sapeva nemmeno lui cosa sperare. Che la tempesta isolasse la zona?
Avrebbe significato rimandare quella telefonata solo di qualche ora.
Ma invece di tacche ce n’erano comunque ancora due. Più che sufficienti per fare quello che doveva fare.
Prese gli occhiali, che erano rimasti sulla scrivania, e se li appoggiò sul naso per scorrere la rubrica.
Fece una smorfia.
Quel numero avrebbe dovuto conoscerlo a memoria. Come qualsiasi altro padre.
I nomi scorrevano veloci verso il basso. Si accorse di essere andato oltre e tornò di poco verso l’alto. Eccolo.
Rimase per un istante con il dito sospeso sopra il display, le labbra serrate.
Non hai alternative, gli disse una vocina.
Forse non ne avrebbe trovate neanche Marco.
Non puoi saperlo finché non lo chiami.
Serrò i denti e finalmente inviò la chiamata.
Rimase in piedi in mezzo allo studio ad ascoltare prima il vuoto muto del cellulare che agganciava la linea, poi gli squilli.
Uno, due, tre…
«Ciao, sono io.»

PERCHÉ GIULIO GALBIATI È COSÌ RESTIO A CHIAMARE MARCO?
E COSA HA BISOGNO DA LUI?

Vi ricordiamo che potete trovare gli altri 4 racconti, dedicati ad altri 4 personaggi del romanzo, nei link qui sotto, delle precedenti tappe:

- Gloria Montanari -  http://ilcoloredeilibri.blogspot.it/


Se ancora non siete sazi, se ne volete di più di EFFETTO DOMINO e dei suoi protagonisti, se volete scoprire alcuni “dietro le quinte”, venite a leggere l’intervista all’autrice, Edy Tassi.
CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERVISTA!


Visto che oggi è domenica, e siamo tutti più buoni, vogliamo ricordarvi che potete leggere un paio di estratti di questo strepitoso romanzo seguendo il link QUI.  ;-)

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