Potenzialmente
poteva essere un gran bel thriller, ma sembrava che ci mancasse sempre qualcosa.
Genere: Thriller
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Data di Uscita: 15 settembre 2015
Prezzo: € 16.92 (cartaceo) - € 9.99 (Ebook)
Sinossi: Lane Harmon, madre single dell'amatissima Katie, ha la fortuna di essere il braccio destro della più esclusiva designer d'interni di New York, ed è ormai abituata a visitare case opulente nella zona più ricca del Paese. Su di lei, che è un'ottimista di natura, quei piccoli universi patinati esercitano un fascino speciale, che la spinge a soddisfare le esigenze, spesso quasi impossibili, dei bizzosi proprietari. Perciò, quando è coinvolta nei lavori di ristrutturazione di una modesta villetta di campagna, capisce subito che si tratta di un incarico particolare. Scopre, infatti, che la casa appartiene alla moglie del famigerato finanziere Parker Bennett, scomparso da due anni, si dice con i cinque miliardi del fondo che gestiva. Bennett è uscito in barca a vela… e semplicemente non è più tornato. Suicidio o fuga strategica? In ogni caso, nessuno ha dimenticato il suo nome, né i proprietari del fondo né il governo federale, che continuano a dargli la caccia. Lane però è commossa dalla calma dignità della signora Bennett e dalla sua sincera fiducia nell'innocenza del marito. E soprattutto si sente attratta da Eric, il figlio di Bennett, che è ben deciso a dimostrare la non colpevolezza del padre. Tuttavia, Lane non sa che più si avvicina ai Bennett, più mette in pericolo la sua vita. E quella della sua bambina.
Che
impresa che è stato questo romanzo! 257 pagine che sono sembrate tremila.
Confesso che quando ho iniziato la lettura del romanzo di Mary Higgins non ero
in modalità ‘lettrice di thriller’. Si aggiunga il fatto che ma man che
procedevo con la lettura niente di particolare attirava la mia attenzione o
creava quel piccolo attimo di suspense che mi faceva incollare al libro, tutt’altro.
Mettiamoci anche che l’ho interrotto due volte per leggere altrettanti romanzi
che ho divorato in poco tempo. Ma per scrivere una recensione veritiera dovevo portare
a termine la lettura, ed oggi ce l’ho fatta.
‘Quando
la musica finisce’ è stato per me, lettrice a fasi alterne di thriller, un
romanzo che di thriller aveva ben poco. Il morto c’è stato, la colluttazione
pure ma nel giro di due “paragrafetti” è tutto finito. Il resto della trama è
stata una lunga presentazione di tantissimi personaggi che si sono scambiati il
testimone durante la narrazione. Non nego che alcune volte mi sono fermata e
sono andata a leggere i miei appunti che raccoglievo sui personaggi perché nomi
e situazioni si accavallavano nella mia mente. Sarà colpa della mia bella età
ma per la prima volta mi sono dovuta appuntare una vera e propria ‘starring
list’.
Ho
iniziato a percepire la tensione nella storia verso le pagine finali, quando
ormai si era capito quale sarebbe stata la conclusione ed è qui che il romanzo
ha raccolto tutta la mia attenzione. Un po’ troppo tardi, penso. Un epilogo
precipitoso per una narrazione iniziale che volendo non toccherei a fronte però
qualche elemento in più nelle ultime battute lo avrei apprezzato. Non so, un
rapimento, l’intervento di un pacificatore, una colluttazione tra gli agenti
del Bureau e il colpevole, una lite un po’ più lunga tra i due sospettati.
Insomma, so che non ci si deve aspettare di leggere quello che non c’è. Volevo
solo far capire che mi sono venuti a mancare quegli elementi che definiscono il
thriller in quanto tale.
Il
romanzo è scritto bene. Lessico facile da capire. Ritroviamo anche degli
approfondimenti psicologici in più di una situazione. Alcuni personaggi, poi,
sono delle vere e proprie macchiette allietando così una storia grigia, senza
sfumature.
Questo
romanzo, alla fine, posso vederlo come una bella condanna alle azioni
fraudolenti di tutti coloro che con animo cattivo, raggirano quelle persone
oneste, che ignare del pericolo, affidano quei pochi averi che hanno a persone sbagliate.
Si fidano degli incantatori che promettono sicurezza e agiatezza quando
sappiamo benissimo nella vita che non è così facile. Soprattutto nel mondo dove
viviamo ora. L’Italia, poi, può offrire diversi esempi di falsi incantatori che
a quanto pare sono così bravi da passare indenni anche sotto gli occhi delle
forze dell’ordine. Potrei annoverare anche questo come motivo di un giudizio
poco più che positivo. Il fatto che questo romanzo ha unito molta verità, molta
cronaca odierna e ha spezzato il ‘piacere’ della lettura per intrattenimento,
trasformandolo in un elenco di povere persone raggirate e dal cuore spezzato.
Mi
sa che da ‘Attenti al cane’ dobbiamo passare ad ‘Attenti ai serpenti travestiti
da agnelli’.
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