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Care lettrici impertinenti benvenute al Release Day Blitz di PER SCONFIGGERTI, 6° capitolo della saga “Blood Bonds” creata dalla regina italiana del Dark Romance Chiara Cilli, che ancora una volta ci porta nel tenebroso mondo dei fratelli Lamaze per regalarci una nuova avventura che vi lascerà davvero senza parole!


Genere: Dark Romance
Serie: Blood Bonds #6
Casa editrice: Self Publishing
Data di Uscita: 26 Febbraio 2018
Prezzo: € 9.90 - Ebook € 2.99


Sinossi: Nella mia mente sento ancora il riverbero delle frustate.
Ogni giorno i segni sulla mia pelle mi ricordano quello che lui mi ha fatto.
Ho ucciso la donna che amo.
Ha ucciso il nostro amore.
L’ho vista diventare il mio avversario più pericoloso, e non ho fatto niente per impedirlo.
È diventato il mio nemico, e il mio cuore ha già iniziato a sanguinare.
Sta venendo per me.
Pagherà per ciò che ha fatto.
Vuoi la mia vita, piccola rossa?
Avrò il suo sangue.
Vieni a prenderla.

Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente e omicidi. 
Non adatto a persone suscettibili ai temi trattati. +18


Eccoli di nuovo qui i nostri protagonisti, Nadya e Andrè, il piccolo e feroce di casa Lamaze e la sua guerriera più abile.

Nadya è ormai un’assassina nelle mani di Neela, la temibile Regina di Veres, con il cuore annientato da quell’essere spietato che le ha rubato l’anima e il cuore ma che le ha anche portato via una parte della sua umanità. E ora Nadya ha un solo obiettivo: distruggerlo, come lui ha eliminato senza pietà forse il suo amico più caro.

 “Una vita per una vita”.

E Andrè è pronto, sa che la sua piccola rossa è in cerca di vendetta, sa che il sangue che lui ha versato sta cercando giustizia, lei sta arrivando per ucciderlo e lui glielo lascerà fare.

Ma c’è qualcosa con cui i nostri protagonisti non hanno fatto i conti: quel legame penetrante, impetuoso e travolgente che li ha legati fin dall’inizio, quella forza magnetica che li attira irrimediabilmente l’uno verso l’altro, quel richiamo che solo le loro anime possono sentire. E nonostante nel loro destino ci sia soltanto sangue, quel sentimento intenso e torrido che li ha uniti forse può strapparli a una morte certa.

In questa battaglia però la posta in gioco è molto alta. Neela sta tessendo nell’ombra la sua letale tela per far sì che lo scontro tra Andrè e Nadya porti alla guerra, una guerra che Armand, il maggiore dei Lamaze, è pronto a scatenare se la Regina torcerà un solo capello a uno dei suoi fratelli.

Il destino non guarda in faccia nessuno e Andrè e Nadya non possono sperare in un futuro per loro. 
Questa volta l’amore non sarà abbastanza, non riuscirà a salvare tutti e qualcuno soccomberà inevitabilmente alle tenebre.


Come sempre la nostra Chiara non sbaglia un colpo! Erano giorni che non trovavo una lettura che mi appassionasse cosi tanto da farmi fare le ore piccole e invece appena ho avuto tra le mani il suo romanzo non mi sono più riuscita a staccare, completamente risucchiata in quel mondo oscuro tenebroso e ipnotico che l’autrice ha saputo creare. L’ho letto tutto d’un fiato fino all’ultima straziante riga e…Chiara, stavolta mi hai proprio spezzato il cuore!!! Non voglio svelarvi più del dovuto perché davvero questo capitolo è stato un susseguirsi di emozioni e colpi di scena che meritano di essere gustati in pieno, ma voglio parlarvi un’ultima volta dei due meravigliosi protagonisti.

Andrè...il mio Andrè! Così feroce e imperfetto, spietato e irresistibile ,è riuscito in poco tempo a rubarmi il cuore.Il suo personaggio è forte e determinato, letale quando serve ma con un cuore all’apparenza di pietra che è capace di lottare e sanguinare per chi ama. Andrè, a differenza di Henri, non è impulsivo e irragionevole, studia le sue mosse con calcolata precisione,non ha mai mostrato il suo vero carattere, covando nel profondo sentimenti ed emozioni che lascia trasparire raramente. Eppure il suo modo di amare è intenso,ardente, appassionato, quasi furioso. Non avrei mai pensato di usare questa parola per lui, ma l’affetto che ha per i suoi fratelli e per la donna che ama è così forte da volersi sacrificare e lottare per loro fino all’ultimo respiro. Quello che prova per Nadya non è l’amore da romanzetti rosa, qui non ci sono cuori e fiori, ma un sentimento viscerale e totalizzante che li ha trascinati sin dall’inizio in un rapporto pericoloso e fatale e che li ha incatenati l’uno all’altro in maniera indissolubile.

Nadya l’avevamo conosciuta come una ragazzina agguerrita e testarda dall’animo fragile e compassionevole e ora quella che abbiamo davanti è una letale assassina, tenace e inarrestabile. Ma la nostra rossa in questo capitolo dovrà affrontare la sfida più dura e difficile, dalla quale non può sottrarsi, dalla quale non c’è una via d’uscita facile se non quella di combattere. Nadya sa che non ci sarà un lieto fine,ma quel briciolo di umanità che ancora le resta è il solo modo per salvare l’uomo che ama e che l’ha distrutta, ma che le ha donato qualcosa di davvero prezioso.

La vicenda di Andrè e Nadya è forse una delle più belle storie d’amore che abbia mai letto, perché questo amore che provano l’una per l’altra è qualcosa che il lettore percepisce anche se non è scritto, qualcosa che traspare dagli sguardi dei protagonisti senza che loro dicano una parola, un sentimento capace di sfidare anche la morte.

Care lettrici il tempo di Nadya e Andrè è purtroppo finito ma come scoprirete la vera battaglia è appena cominciata: sta per arrivare Armand, il misterioso e riflessivo fratello maggiore del quale non vedo l’ora di leggere la storia perché sono sicura che la nostra Chiara ci riserverà delle belle sorprese!

Non aspettate oltre impertinenti, i fratelli Lamaze vi aspettano!!!





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LEGGI L'ESTRATTO

«Avanti», mi esortò, lasciandosi ricadere contro la spalliera. «Chiedimelo.»
Socchiusi appena le palpebre. «Chiederti cosa?»
Lei tamburellò con le unghie di una mano sul bracciolo della sedia.
Solo una volta.
Solo per far sì che quel rumore inquietante si insinuasse nella mia mente.
«Chiedimi di risparmiarlo», disse in tono sibilante, gli occhi che danzavano come fiamme.
Serrai il pugno tanto forte da far sbiancare le nocche. Avevo sperato per lei che fosse stata saggia e avesse subito rimesso al guinzaglio la sua giovane killer, invece voleva consegnarle André.
Mai.
«Mio fratello non morirà», decretai, cupo.
La Regina fletté le dita, un muscolo pulsante all’angolo della mascella contratta. «André ha osato avvicinarsi di nuovo al mio soldato e ha deliberatamente interferito con l’incarico che le era stato assegnato.»
Mi accigliai. «Perché avrebbe dovuto fare una cosa così insulsa?»
«Perché, a quanto mi è stato riferito, la piccola Nadyia non aveva nessuna intenzione di portare a termine il lavoro.» Fece un mezzo sorriso perfido. «Credeva di poter tornare qui e diventare una sentinella.»
Ero certo che qualunque altra recluta avrebbe potuto, ma non la ragazza che era stata rovinata da mio fratello.
Non la ragazza che apparteneva a lui.
«André sapeva più che bene che, se lei fosse tornata senza aver avuto successo, l’avrei giustiziata.» La donna mi penetrò con lo sguardo. «Si è occupato del bersaglio al posto suo.»
Sgranai gli occhi, comprendendo finalmente il significato delle parole di mio fratello.
La Šarapova sollevò il mento, trionfante. «L’ha salvata da me.»
Consegnandosi a lei.
Sacrificandosi per la giovane che amava.
Ciononostante, c’era qualcosa che non tornava.
«André non è stupido», ringhiai. «Era perfettamente consapevole di dover stare alla larga da quella ragazza, per tenerla in vita. Lo aveva accettato. Aveva un nuovo obiettivo e niente, niente avrebbe potuto distrarlo. Perciò, come diavolo è possibile che le loro strade si siano incrociate?»
Neela si adombrò. «Il destino è una puttana senza cuore», mormorò, l’aria distante.
Riflettei accuratamente sulle informazioni che mi erano state fornite.
Sulla sentenza della Regina.
«La ragazza», dissi a bruciapelo. «Chi doveva assassinare?»
I suoi occhi guizzarono su di me, le sue labbra rosse si distesero malignamente. «Il figlio di Yehor Ivanov.»
L’ira mi immobilizzò. Come magma liquido, sgorgò nelle mie vene e si diffuse in tutto il corpo, bruciando e corrodendo e pressando affinché la scatenassi sulla donna che avevo di fronte.
«Tu sapevi», sibilai a denti stretti.
L’eccitazione balenò nel suo sguardo, mentre si infilava le dita sotto lo scollo a V della maglia nera di cotone e si accarezzava languidamente la clavicola.
Voleva che perdessi il controllo, voleva vedermi perderlo. Ma che fossi stato dannato, se le avessi dato quel piacere.
«Ho saputo che era legata a quella famiglia solo dopo averla acquistata e aver fatto fare ulteriori ricerche su di lei.» Sorrise, gongolante. «Ti consiglio di non soffermarti solo sull’albero genealogico della tua merce, quando te la procuri.»
Trattenendomi dall’avventarmi su di lei, la seguii con gli occhi fiammeggianti di rabbia mentre si alzava e si girava verso il mobile dietro di sé. Su di esso, insieme a un antico e pregiato pugnale su un supporto di pietra, c’erano una caraffa di bronzo e due calici della stessa fattura. La Regina versò il vino rosso nei due bicchieri, li prese e venne a porgermene uno.
«Siamo tutti legati, in un modo o nell’altro», disse con voce suadente.
La punta delle sue dita sfiorò le mie, mentre prendevo il calice, e fremetti per il disgusto e la smania di assalirla.
Lei fece un sorrisino. «Questo Marc», riprese tornando a sedersi, «era il fidanzato della mia Nadyia.» Si portò il vino alle labbra, osservandomi da sopra il bordo del bicchiere. «E André l’ha ammazzato proprio davanti a lei.»
Bevve, poi con il dito medio si asciugò una goccia vermiglia all’angolo della bocca, prima che le colasse sul mento. Il suo sguardo pareva volermi entrare dentro e consumarmi, tanto era intenso.
Letale.
«Nadyia avrà la sua vita», dichiarò solenne.
La fissai, l’espressione omicida e perspicace. «Non l’avrà», asserii. «Perché tu la fermerai.»
Neela emise una risata di gola. «Perché dovrei?»


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L'AUTRICE

Nata il 24 gennaio 1991, Chiara Cilli vive a Pescara. I generi di cui scrive spaziano dal Dark Fantasy e Dark contemporaneo all’Erotic Suspense. Ama le storie d'amore intense e tragiche, con personaggi oscuri, deviati e complicati.

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Buongiorno e benvenuti al Blitz Release di GREEN SNAKE di Sagara Lux, che con questo libro completa la serie Dark Romance 'The darkest night'. 
Il terzo volume è tutto da leggere!!


Cover Green Snake
Genere: Dark Romance
Casa editrice: Self Publishing
Data di Uscita: 23 Gennaio 2018
Prezzo: Ebook € 2.99

Sinossi: “Mai cominciare quello che non puoi terminare.”

Lilian Leroy è cresciuta all’ombra di sua sorella.
Non ha mai dovuto assumersi alcuna responsabilità e non ha mai dovuto combattere per nulla.
Ma ora le cose sono cambiate.

Abigail Leroy  è sopravvissuta all’inferno.
Il suo corpo ha trovato il modo di tornare a casa, ma il suo cuore è rimasto prigioniero dell’amore velenoso che Dmitry Kozlov ha instillato dentro di lei.
Desidera giustizia. Pretende vendetta.
Ed è per questo che impone a Lilian di fare una scelta.

Esistono diverse strade per arrivare a uno stesso obiettivo, ma tutte paiono passare attraverso la stessa persona. La più pericolosa. Quella che possiede il nostro cuore.
Quella che ci viene chiesto di distruggere.

* ATTENZIONE *

Il romanzo contiene scene di sesso esplicite e tratta contenuti delicati. Se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto e consapevole.


Green Snake



SERIE DARKEST NIGHT
#1. Black Rose (23 luglio 2017)
#2. White Shark (23 settembre 2017)
#3. Green Snake (23 gennaio 2018)

PARTECIPA AL GIVEAWAY


Sagara Lux crede nelle seconde occasioni, benché la vita non gliene abbia mai concesse.
Non ama parlare di sé, ma ama scrivere e dare a vita a personaggi capaci di colpire stomaco e cuore insieme.
Se volete, potete trovarla qui.


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Sagara Lux ha sbagliato titolo. In questo romanzo i serpenti ammaliatori, doppiogiochisti, pericolosi e impavidi sono tanti. E tutti accattivanti. GREEN SNAKE è il terzo episodio della serie ‘The darkest Night’, romanzi autopubblicati da un’autrice che si legge tra le righe ha un cuore d’oro, pieno d’amore.

La mia recensione questa volta parte da una citazione. Appena l’ho letta mi ha fatto sognare. Eccola:

“Sono venuta da te per lo stesso motivo per il quale tu non sei più tornato a San Pietroburgo”.

La storia di Dmitry e Abbie è molto più avvincente di quella di Sergej e Lillian. Leggo una maggiore intensità, maturità, sarà forse per il gioco di potere che entrambi esercitano. La loro storia è un tiro alla fune di spietate verità non dette a voce, ma dichiarate a sguardi e a gesti, a violenze fisiche che imbrattano la purezza di sentimenti che forse non vogliono essere accettati per quelli che sono perché sinonimo di debolezza.

Le due storie d’amore sono un parallelo, diametralmente opposte ma verosimilmente uguali. Dmitry e Abbie sono la forza, Sergey e Lillian sono deboli nei loro sentimenti; i primi si nascondono per non mostrare il loro tallone d’Achille, i secondi si sono volontariamente spogliati dei loro assi nella manica per aprire il loro cuore; i primi comandano, i secondi si adeguano.

Dmitry e Abbie sono la mente che elabora sempre piani di difesa e di attacco. Sono orsi pronti a sferrare l’attacco ma impegnati a difendere il loro territorio e i loro cari. La loro storia d’amore è una lotta all’ultimo sangue, è un dialogo tra le righe di frasi non dette ma di occhi così profondi e di sguardi così intensi da voler dimenticare l’atrocità del passato per gettarsi a capofitto in una relazione che non prevede niente di banale. I due protagonisti sono belli, sono ricchi ma sono arguti e intelligenti, sono ammaliatori e predatori. Dmitry soprattutto è il mio preferito. Non amo ovviamente leggere di violenze ed abusi, però mi sono focalizzata sull’uomo che nasconde dietro il vor, dietro il capo dominatore ed accentratore. Dmitry è una sfida di arguzia e di perspicacia. Sarebbe il compagno desiderato da chi non vuole vivere nella banalità.

Abbie è la sua degna compagna perché non ne ha paura e lo sfida per ottenere reazioni che diano conferma dei suoi sentimenti. Abbie è stimolante perché non si piega. Ha le carte per potergli tenere testa e lo fa perché sa di essere alla pari dal punto di vista mentale. Gioca il suo stesso gioco ma lo fa ascoltando anche il suo cuore. È donna e non nasconde quanto può essere tentatrice e sognatrice contemporaneamente.

Sergey e Lillian sono ‘vittime’ dei loro superiori. Sono ammirevoli per essere testardi e per dichiararsi pronti ad affrontare quello che la vita gli riserva in nome della chiarezza e della spontaneità dei loro sentimenti. Mi è sembrato di leggere di come due bambini si trovassero a giocare in un mondo che non gli appartiene con Sergej che si immola per difendere la sua dolce donzella dal cattivo predatore. Mi sembra che Sergej come personaggio sia stato ridimensionato rispetto al primo volume. Anche la sua posizione all’interno della gerarchia lo penalizza in quanto sottoposto, ma ha giocato le sue carte in modo accorto e sempre facendo scelte di cuore. Lillian è stata vittima di troppi cambiamenti in troppo poco tempo. È un pesciolino troppo piccolo, una mela acerba se paragonata ad Abbie che, al contrario, potrebbe rappresentare la bella mela rossa e succosa di Biancaneve. Lillian si muove seguendo i passi del suo cuore, non lo nasconde e diventa pedina su una scacchiera di cui non conosce il gioco. È un personaggio che deve crescere molto prima di poter essere protagonista di un mondo così cinico.

Ho provato molto astio per il personaggio di Petyr, cattivo di nome, di fatto, fin nelle viscere più profonde. È odioso e non cerca di migliorarsi. Ostenta potere e ricchezza, maleducazione e malignità. Gioca sporco e ne è contento. L’autrice gli ha regalato proprio un finale degno di lui.

Insomma, la storia è accattivante in questo turbinio di gioco-forza, di supremazia di poteri, di intenti e di sentimenti. Sul finale si nota un calo di tensione, un ammorbidimento di toni che mantiene una sua durezza esterna ma che non riesce a celare l’umanità dei personaggi. Ho amato questa storia e l’ho letta avidamente. Posso solo complimentarmi con Sagara Lux e augurarle tanti Dmitry per farci sognare e vivere di forti emozioni.



Buongiorno lettrici impertinenti! 
Benvenute al Release Blitz dell’ultimo attesissimo  libro di Elisa Gioia, una delle autrici italiane che adoro, che dopo averci fatto sognare con l’uragano Christian Kelly, ha deciso di rubarci il cuore con un nuovo bookboyfriend davvero interessante ed estremamente sexy!!


Impertinenti,  ecco a voi The Golden Boy!!


Genere: romance contempraneo
Casa editrice: Selfpublishing
Data di Uscita: 27 gennaio 2018
Prezzo: 

Sinossi: “Mi ci era voluto solo un secondo per notarlo. Mi era bastato meno di un mese per innamorarmi di lui.”
Lo chiamano The Golden Boy per un motivo.
Chad Hart, divo di Hollywood del momento, è amato dalle donne, rincorso dai paparazzi e richiesto dai migliori registi.  Summer Davis è una semplice ragazza che cerca di sopravvivere nella giungla di New York, tra le lezioni alla Tisch e i turni di lavoro come cameriera e dog-sitter. 
Due vite agli antipodi, ma solo in apparenza.
Mentre i giornalisti gli danno la caccia, Chad cerca di combattere i demoni del suo passato lontano dai riflettori, finché Summer non irrompe nella sua vita. Lei ha imparato fin da piccola che l’amore porta solo dolore, è meglio difendere il cuore dietro a una corazza e una lingua tagliente, che permettere a qualcuno di avvicinarsi e correre il rischio di soffrire di nuovo. 
Doveva essere un semplice incontro, invece è cambiato tutto…
Summer credeva di essere solo una comparsa nella vita del ragazzo d’oro di Hollywood, invece si ritrova catapultata al centro della scena. Nonostante il passato misterioso di Chad e le sue storie che riempiono i tabloid, Summer si sente comunque attratta da lui, bello e dannato e con il viso da angelo vendicatore.
Solo che Chad non è previsto nei suoi piani. Ma nemmeno innamorarsi di lui.
I destini di entrambi sono però legati più di quanto pensino e ora è tutto nelle loro mani: permettere ancora una volta al passato di negargli un futuro o salire al centro del palco, lasciar cadere tutte le maschere e ricordare come si fa ad amare.
The Golden Boy è un romanzo che racconta come un semplice incontro possa cambiare ogni cosa, un imprevisto rivelarsi l’occasione di una vita.
LIBRO STANDALONE



Cosa ne pensate?? Io ho trovato la trama molto intrigante e lo sto divorando pagina dopo pagina!! Intanto vi lascio dei piccoli teaser per stuzzicare la curiosità, ma rimanete sintonizzate che presto arriveranno altre sorprese!!!




Elisa Gioia è una scrittrice di giorno e una lettrice di notte. Ama fare vere e proprie maratone di telefilm ed è una coffee addicted. Diplomata in lingue, dopo un corso biennale di giornalismo si trasferisce a Milano per lavorare per la Casa Editrice San Paolo.
Ritornata a casa, nell'Upper East Side, complice una malattia che la costringe a letto, scrive in pochissimo tempo la storia di Gioia e Kelly che pubblica sugli store online con il titolo di So che ci sei, ritirato dopo due mesi dalla vendita e pubblicato il 30 giugno 2015 in libreria con Edizioni Piemme.
Dopo l'esperienza in libreria con la duologia di So che ci sei e il libro a quattro mani scritto con Cliomakeup e pubblicato da Rizzoli, Elisa Gioia ritorna al self e pubblica nel marzo 2016 "Non fa più rumore", spin off della fortunata serie di So che ci sei.


Oggi vi diamo il buongiorno presentando IO SONO L'USIGNOLO, un Thriller uscito proprio oggi e nato dalla penna di Emanuela Navone. In occasione del Release Blitz vi diamo l'opportunità di leggere in anteprima un estratto del romanzo.

Genere: Thriller
Casa editrice: Self Publishing
Data di Uscita: 10 Dicembre 2017
Prezzo: Ebook € 2.99

Sinossi: Chi è Florian Chevalier e perché ha bruciato la casa del sindaco di Val Salice? Questo si domanda il giornalista Rubino Traverso, intenzionato a scoprirne di più e sorpreso che nessuno voglia raccontare nulla.
Quando, proseguendo le ricerche, inizia a ricevere disegni bizzarri e strani messaggi intimidatori, capisce la verità non deve venire a galla. Che cosa nascondono gli abitanti di Val Salice?
In un agosto spazzato dal vento, Rubino scoprirà a poco a poco che perfino un piccolo paese sperduto fra i monti liguri ha i suoi scheletri nell’armadio. E dovrà scoprire quali.

Cosa sei disposto a perdere pur di conoscere la verità?


Lunedì 21 agosto 2000

Il trasloco a Val Salice iniziò sotto i peggiori auspici.
Primo punto: appena partiti dovemmo tornare indietro perché Rossana aveva dimenticato il valigiotto con creme, detergenti e qualsiasi orpello con cui donne come mia moglie si divertivano in bagno.
Secondo punto: partiti per la seconda volta, dovemmo di nuovo tornare indietro perché Stella non trovava Lalla e se non aveva la sua bambola di pezza rischiava di patire l’autostrada.
Terzo punto: Oscar, il gattone rosso e pigro, decise che non amava più la gabbietta e dovemmo farlo uscire, con la conseguenza che passò il viaggio disteso sulle cosce di Rossana, emettendo di tanto in tanto un miagolio di vero dolore.
Morale: arrivammo a Val Salice due ore dopo il previsto, sotto un temporale di quelli che ti annegano appena metti un’unghia fuori, Rossana e Stella nervose e io più sudato di quando, al mare, mi ostinavo a non prendere sdraio e ombrellone perché non mi andava di sborsare ventimila lire.
Ciliegina sulla torta, appena scendemmo dalla BMW, infagottati sotto giacchette leggere prese alla spicciolata in una valigia, Stella iniziò a starnutire.
Di per sé, qualche starnuto non è grave, ma essere sposati con Rossana De Simone equivaleva a una delle Grandi Tragedie.
Le hai portate le medicine? No che non le hai portate, vero? E adesso come facciamo diavolo adesso le verrà la febbre e non hai portato le medicine e se si sente male bisogna chiamare l’ambulanza andare al pronto soccorso che poi l’ultima volta siamo stati lì ore.
Neanche il tempo di scaricare i bagagli che dovetti fiondarmi in auto e cercare una farmacia in quel paesino sperduto tra i monti liguri.
Così iniziò la mia nuova vita lontano dalla città. E mentirei se dicessi che ero elettrizzato.


Il campanello suonò mentre la porta si apriva. Mi sfregai le mani l’una contro l’altra, intirizzito nel giubbotto leggero. Le scarpe di tela filtravano l’aria come ciabatte da mare. Feci due passi. File di scaffali di legno ospitavano un melting-pot di medicinali, mentre dietro il bancone, una vecchia credenza conteneva piccole brocche forse dipinte a mano. In un angolo, una vecchia bilancia si incastrava tra due depliant che promettevano la migliore soluzione alla tosse secca e spiegavano perché fosse nocivo fumare in gravidanza.
La farmacia di Ca’ Tonda, paesino minuscolo vicino a Val Salice, era un pot-pourri di scatoline colorate. Se avessi avuto dietro la mia reflex, mi sarebbe piaciuto catturare qualche sfumatura, un verde smeraldo, un rosso mattone o un bianco panna. 
La donna dietro il bancone batteva sui tasti del registratore di cassa e parlottava tra sé. Al suono del campanello, alzò lo sguardo. «Buonasera» cinguettò.
«Buonasera.» Mi avvicinai con le mani in tasca.
«Freddino, vero?»
«Già.»
La donna diede una rapida occhiata al registratore di cassa. Il pollice e l’indice grattavano pigramente il mento. «Oggi il buon Charlie non ne vuole sapere di funzionare.»
Dovevo avere un’espressione stupita perché la donna scoppiò a ridere.
«Charlie è il nome che ho dato al registratore» spiegò.
«Ah.»
«Che cosa desidera?»
«Del paracetamolo. Mia figlia ha un forte raffreddore e mia moglie teme le venga la febbre.»
La farmacista annuì e uscì dal bancone. Una piccola botte in camice bianco. «In questo periodo è facile ammalarsi» disse mentre rovistava in uno scaffale. «Turisti?»
«Ci siamo trasferiti oggi a Val Salice.» Assunsi una delle mie migliori espressioni scocciate per troncare il dialogo. Non avevo di certo tempo da perdere in inutili chiacchiere.
La farmacista terminò la ricerca su uno scaffale e passò all’altro. «Un posticino accogliente, vero?»
Tentativo fallito.
«Sa che è stato quasi raso al suolo da un incendio?»
In meno di un secondo, la mia espressione scocciata diventò incuriosita. «Non lo sapevo.» Fissai la donna con vivo interesse.
La farmacista pescò una confezione di paracetamolo nascosta tra un flacone di sciroppo per la tosse e un detergente intimo. Caracollò verso il bancone e vi posò la medicina. «Successe vent’anni fa.» Scosse la testa. «Una vera tragedia.»
Posai una banconota da ventimila lire accanto al registratore di cassa. Lo sguardo della farmacista sembrava afflitto, ma dietro si scorgeva qualcosa, una specie di forte desiderio, un’aspettativa.
dai chiedimi cosa successe ti prego
Stetti al gioco.
«Che cosa successe?»
La donna parve gonfiarsi come un palloncino. Si allungò verso di me e mise una mano sulla bocca. «L’incendio distrusse la casa del sindaco e si propagò per metà del paese. Montignani, sua moglie e suo figlio non ce la fecero.» Tamburellò le dita sul bancone. «Aveva appena vent’anni, quel povero ragazzo. Morire così... Che destino ingiusto.»
Presi il flacone di paracetamolo. «È stato un incidente?»
I grandi occhi da lontra della farmacista mi guardavano fissi. «Certo che no. Florian Chevalier. L’usignolo.» Si diede un colpetto sulla tempia. «Un pazzo.» Armeggiò ancora qualche istante con il registratore. «Non è serata, vero, Charlie?»
«Usignolo?» Mi stava prendendo in giro?
«Così si faceva chiamare. Non so il motivo.» Risatina civettuola.
«Perché lo ha fatto?» Misi la medicina nella tasca dei jeans.
La donna fece spallucce. «Lo chieda agli abitanti di Val Salice.» Riprese ad armeggiare con il registratore di cassa. «Le scoccia se non batto lo scontrino?»
Feci un saluto smozzicato. Non mi scocciava. Uscii.
Oh, se lo avrei chiesto. Lo avrei chiesto di certo.
Quella palla con il camice addosso non sapeva che le tragedie erano il mio pane quotidiano.
Rubino Traverso, giornalista e fotoreporter: questa è roba per te.




È uscito ieri FIGHT FOR LIFE, 2° libro della serie Romance e Post Apocalittica "Die Love Rise" di Rosa Campanile

Il romanzo è uno standalone e si può leggere autonomamente, non è necessario aver letto il libro e la novella precedenti.

In occasione di questo Release Blitz vi diamo l'opportunità di leggere in anteprima il primo capitolo del romanzo.
Buona lettura! ;)


Genere: Romance - Post Apocalittico
Casa editrice: Self Publishing
Data di Uscita: 30 Ottobre 2017
Prezzo: Ebook € 1.99

Sinossi:  Intrappolata a Cincinnati con altri sopravvissuti, Natalia Landreaux è disposta a tutto pur di non morire divorata dagli infetti che hanno distrutto la civiltà, anche correre rischi indicibili per trasmettere un ultimo, disperato messaggio d'aiuto. In pericolo non c’è solo la sua vita, ma anche il prezioso lavoro del fratello Edoardo. 

La richiesta di soccorso giunge appena in tempo e mette in crisi il genio informatico Joe Collins. La vita di Joe insieme alla sua nuova famiglia nella Città Sicura di Leons Town è tranquilla, quasi perfetta, ma la missione di salvataggio che richiama in campo lui e Panzer dopo un lungo periodo di assenza, rischia di frantumare quel fragile equilibrio a cui tiene tanto. Eppure, nonostante le perplessità, Joe sa qual è la cosa giusta da fare. 

Mentre un nemico più pericoloso e scaltro che mai si prepara ad attaccare, ombre del passato minacciano di distruggere la normalità tanto inseguita da Joe e Natalia. Non sarà affatto facile far funzionare la loro strana relazione in un mondo invaso dagli zombie mutanti. Per riuscirci, dovranno solo ricordare che vale sempre la pena combattere per vivere e per amare. 

Serie "Die Love Rise"
#1. Die Love Rise
#1,5. Dare to Love
#2. FIGHT FOR LIFE


L'autrice:
Rosa Campanile è una ragazza come tante. Ama follemente la sua famiglia e i suoi due gatti, adora la buona cucina e preparare dolci per le persone che ama. La sua grande passione è la lettura e nel 2014 ha fondato il lit-blog Briciole di Parole, dove parla dei molti libri letti e dei tanti altri che le allungano la wish list. Nel 2016 ha esordito come autrice self con il romance post-apocalittico Die Love Rise, a cui ha fatto seguito la novella Dare to love e il romanzo Fight for life. Senza fare rumore invece, è il primo volume stand-alone della serie contemporary romance Sweet Surrender, di cui sono previsti altri due romanzi in arrivo per il 2018.




NATALIA

12 Aprile 2090 – Cincinnati, Ohio.
«Andiamo, muovitiii…»
Ciò che stavo facendo era di fondamentale importanza. Cascasse il mondo, dovevo riuscire a inviare il messaggio. In teoria di trattava di un’operazione semplice, eppure tante cose potevano andare storte. Con la sfortuna che mi ritrovavo, la connessione online sarebbe saltata prima che il video fosse caricato completamente o che il contenuto arrivasse a destinazione. O peggio ancora, potevo essere beccata da un momento all’altro.
Con il ginocchio destro che saltellava nervosamente su e giù, aspettavo che la barra verde che indicava il caricamento dell’allegato terminasse di riempirsi, mentre pregavo che filasse tutto liscio. Gocce di sudore colavano lungo il collo, ed era colpa dell’ansia che mi attanagliava se mi tremavano i denti, non dell’aria gelata che mi soffiava sulla pelle.
Controllai l’ora. Mi trovavo nell’unica sala computer dell’edificio da soli tre minuti. Troppo pochi per connettere il tablet olografico alla rete, scrivere il messaggio con le coordinate, caricare il video che avevo preparato settimane fa, inviarlo e cancellare le mie tracce. Purtroppo, questa era l’unica chance che avevo e se non ce la facevo oggi, non pensavo avrei avuto una seconda possibilità da sfruttare tanto presto.
Solo quel pomeriggio infatti ero riuscita a recuperare il pass per poter accedere alla sala server, quello di Johnny McKee, che per puro caso – e con caso intendevo una confezione di collirio versata nel suo caffè mattutino – si trovava in infermeria piegato in due per colpa di una brutta indigestione. Era bastato ispezionare la sua giacca, con la complicità di Noah ovviamente, per rubare la sua tessera.
Uno scricchiolio diverso dal tipico ronzare dei computer mi fece sobbalzare nella mia stessa pelle. Accidenti. 
Ti prego, fa’ che non sia lui.
Grazie al cielo l’upload dei dati terminò prima che mi venisse un infarto, così riuscii a spedire l’equivalente digitale di un s.o.s. in bottiglia nella vastità del web. Eddie era un genio, aveva un sacco di interessi e mi aveva insegnato un paio di trucchetti base da aspirante hacker che, chi l’avrebbe mai detto, mi erano tornati utilissimi, permettendomi di inviare il mio video messaggio ovunque. Qualsiasi cavolo di dispositivo collegato online lo avrebbe ricevuto.
Una volta finito, disconnessi il tablet dal computer che stavo utilizzando senza averne l’autorizzazione, lo ridussi a una barretta della dimensione di uno snack e lo nascosi nella tasca dei pantaloni. Cancellai ogni traccia del mio passaggio e un minuto dopo ero fuori dalla sala – debitamente chiusa a chiave – a passeggiare nel corridoio per fortuna deserto come se non avessi un solo problema al mondo.
Avrei pure continuato a far finta che fosse la verità, se non fossi incappata in colui che non volevo incontrare.
«Guarda guarda chi abbiamo qui. La piccola Natalia.»
Gavin Tursten si avvicinò con un sorrisino allegro stampato in faccia. Come tutti gli abitanti del complesso, indossava una maglietta a maniche corte e dei pantaloni neri che ne esaltavano il fisico longilineo e muscoloso, il suo vanto maggiore oltre all’amatissimo ciuffo di capelli neri tenuto all’insù. Alla cintura portava appese due pistole semiautomatiche e un manganello elettronico, oggetti che, a differenza dei vestiti, non tutti possedevamo purtroppo.
«Tursten.» Lo salutai solo perché dovevo. Feci per oltrepassarlo, ma per mia sfortuna lui si spostò di lato, bloccandomi il passaggio. Merda.
Mi sforzai di restare calma. Se avesse scoperto cosa aveva appena combinato, me l’avrebbe fatta pagare cara, non avevo dubbi. Dietro la falsa educazione e l’atteggiamento spavaldo di chi sa di essere in cima alla catena di comando, Gavin Tursten era una iena spietata e crudele. Se gli lasciavo anche solo intuire che riusciva a intimorirmi (e per quanto avessi voluto negarlo, ci riusciva eccome), ne avrebbe approfittato alla grande e io non potevo permettermi di soccombere. La vita era troppo breve per lasciarsi comandare a bacchetta da un bulletto troppo cresciuto, e comunque, nel nostro mondo esistevano pericoli peggiori di lui.
«Ehi, ehi, quanta fretta! Perchè non resti a farmi compagnia?»
«Mi spiace» risposi con il tono più compassato che mi riusciva di fare. «Noah mi sta aspettando, devo dargli una mano per l’inventario e sono già in ritardo.»
«Sempre dovere e mai piacere, eh. Che peccato» replicò Tursten sembrando dispiaciuto. Quasi dispiaciuto. Si accostò un altro po’ – il concetto di spazio privato non esisteva per lui – tanto che la punta del suo naso arrivò a un soffio dalla mia guancia. Con la coda dell’occhio vidi che si leccava le labbra e un brivido di paura mi fece irrigidire.
Sapevo di piacergli. No, piacergli non era la parola giusta: lui mi voleva. Desiderava possedermi come si possiede un oggetto, come l’ennesimo simbolo di uno status quo all’interno della nostra piccola comunità che solo per lui contava veramente qualcosa. Gavin era consapevole di non potermi avere, non nello stesso modo in cui aveva avuto Pam e le altre che erano passate nel suo letto, più o meno volontariamente, e ciò lo infastidiva parecchio. Ma finché lui e tutti gli altri pensavano che stessi con Noah, che reggeva il gioco per proteggermi, sarebbe andato tutto bene. Almeno speravo.
E se quel cavolo di messaggio fosse arrivato dove doveva arrivare, ero sicura che non saremmo rimasti in questa claustrofobica prigione ancora a lungo, così non avrei più dovuto preoccuparmi di Gavin e delle sue occhiate viscide.
«Magari la prossima volta, che ne dici?» continuò lui, data la mia mancanza di reazioni. «Non riusciamo mai a passare un po’ di tempo soli io e te…»
Neanche morta. Preferivo mille volte andare a cena con un mutante, piuttosto che trascorrere di mia spontanea volontà del tempo con Gavin.
Non diedi una vera risposta alla sua proposta. «Devo andare.» I suoi occhi neri, che avrebbero potuto essere belli se non fosse stato per quella scintilla di crudeltà a malapena celata, mi percorsero avidi e indecenti, soffermandosi con insistenza sul mio seno. «Noah mi aspetta» ripetei, respirando piano, nel timore che potesse notare il cordoncino che portavo al collo al momento nascosto sotto la camicia.
«Quello stupido secchione» commentò Gavin con un mezzo ghigno cattivo. «Prima o poi ti deciderai a stare con un vero uomo. E ti piacerà così tanto che non potrai farne più a meno.» 
Repressi un conato di vomito. «Stai insinuando che Noah non lo è?» replicai, sbagliando. Accidentaccio a me, perché gli stavo dando corda?
La mia reazione sembrò divertirlo. «Piccola», mormorò mentre con l’indice spostava una ciocca dei miei capelli sfuggita all’elastico, «sappiamo tutt’e due che non è un vero uomo uno a cui piace succhiare il cazzo.»
Odiavo che mi chiamasse piccola, che fosse un omofobo di merda e uno stronzo arrogante. Ma più di tutto, odiavo che mi toccasse.
E pareva che Gavin sapesse che lo detestavo, ma evidentemente non gliene importava un cazzo.
«Quando sarai pronta per farti scopare come si deve, bussa alla mia porta.» Mi fece l’occhiolino e, senza aspettare una risposta, si mise da parte per lasciarmi passare. 
Finalmente potei tornare a respirare. Purtroppo non andai molto lontano che Tursten mi fermò di nuovo. 
«Natalia?»
Mi voltai a guardarlo, restando in silenzio. Cos’altro voleva ancora?
«Per quanto mi piaccia vedere il tuo bel culetto, non voglio più beccarti a gironzolare in quest’ala. È un’area riservata, e lo sai benissimo. Potrei non essere gentile, la prossima volta.» Passò con lentezza il palmo sulla cintura, a ricordarmi che solo uno tra noi due era armato e privo di scrupoli. «Mi hai capito bene, piccola?»
Annuii una sola volta. Feci un passo indietro, poi un altro e infine mi voltai per andarmene. Il peso del suo sguardo dietro la schiena indugiò anche quando ormai ero più che certa che Gavin non mi stesse guardando. 
Camminai piano fino a quando non fui fuori dall’area server, poi salii spedita al piano dove si trovavano le camere. Sarei dovuta passare prima in infermeria da Noah, per rimettere a posto il tesserino di McKee, ma dovevo ricompormi e potevo farlo solo una volta chiusa a chiave nella sicurezza della nostra stanza.
Ora che non c’era più l’adrenalina a sostenermi, crollai. La calma che avevo indossato come una maschera si lacerò di netto, la tensione di quella situazione impossibile esplose e io caddi sul pavimento rivestito da una moquette spessa e scura. Mi stesi di schiena, con un palmo aperto sul petto. Cominciai ad ansimare forte intanto che copiose lacrime mi offuscavano la vista, prima di colare giù verso le tempie, bagnandomi i capelli.
Inviando quel messaggio d’aiuto avevo disobbedito agli ordini diretti di Tursten, e non dubitavo neanche per un istante che l’avermi beccata dove non dovevo essere l’avesse insospettito. Ma d’altronde, pur sapendo che rischiavo grosso, l’avrei fatto di nuovo. Ancora e ancora.
Non dovevo temere Gavin, ricordai a me stessa mentre incameravo grandi boccate d’ossigeno, e sì che avevo paura di tante cose.
Avevo paura dei mostri là fuori che avevano spazzato via la civiltà umana.
Avevo paura di stare male. Avevo paura di non riuscire più a respirare normalmente.
Ma più di tutto, avevo paura di morire come un topo chiuso in gabbia senza che potessi fare nulla per salvarmi, circondata da persone che disprezzavano me e la mia famiglia.


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