Care Lettrici impertinenti, per iniziare bene la settimana abbiamo subito una sorpresona per voi!!!

Siete in astinenza da fratelli Lamaze??? Vi sentite abbandonate dopo la fine della storia di Aleksandra e Henri? Niente paura! La regina del dark romance italiano Chiara Cilli sta per tornare, e oggi ci svelerà la cover di Per Addestrarti, quarto romanzo della serie dark contemporanea Blood Bonds , realizzata dalla straordinaria Regina Wamba di Mae I Design and Photography ❤ 





Il protagonista questa volta sarà Andrè, il fratello spietato e oscuro, amato e odiato da tutte le Bad Girls, ma senza dubbio tremendamente affascinante! E la coppia protagonista di questo e i prossimi romanzi sembra decisamente esplosiva e sono sicura ci terrà incollate alla lettura sino all'ultima pagina!
Che ne dite di un piccolo assaggio?? Per l'occasione la nostra Chiara ci ha regalato un appetitoso estratto che troverete qui di seguito e che ci farà rimpiangere un po' meno i nostri amati Alek&Henri!
A questo punto non ci resta che sperare che l'autrice non ci faccia penare troppo per avere finalmente tra le mani questo nuovo e straordinario romanzo! 
Intanto care Impertinenti...buona lettura!!!





Titolo: Per Addestrarti
Autrice: Chiara Cilli Serie: Blood Bonds #4
Genere: Dark Romance Editore: Selfpublishing Data di uscita: TBA



Credevo di sapere chi fossi. Cosa fossi.
Credevo di non avere più scampo, che la mia resistenza fosse ormai giunta al termine.

Poi ho sentito la sua voce pronunciare il mio nome.
Poi i suoi occhi hanno risposto al richiamo dei miei.

Non ha paura di me. Si avvicina. Mi parla. Mi tocca come se le appartenessi. È folle.
Lui è l’unica chance che ho per restare viva. Devo far sì che gli importi di me. Che sia lui ad avvicinarsi.

Ma non riesco a starle lontano.
Ma gli basta sfiorarmi perché perda di vista l’obiettivo.

L’arrivo della Regina è vicino.
Dovrò scegliere.

La sottomissione.
O la lama di André Lamaze.

Qualunque sia la sua decisione, finalmente dirò addio alla mia piccola rossa.




LEGGI L'ESTRATTO


«Allora dove stiamo andando?» volli sapere.
In palestra, per brutalizzarmi davanti alle altre ragazze? Per usarmi come monito?
André si bloccò di soprassalto e si voltò per assalirmi. «Devi per forza parlarmi, vero?»
Senza riflettere, feci per replicare con lo stesso tono, ma ritrovarmi la sua faccia a una spanna dalla mia mi mozzò le parole in gola.
«Era una cazzo di domanda retorica», ringhiò, gli occhi che sputavano fiamme.
Il mio respiro era così furente che probabilmente anch’io avrei soffiato fuoco dalle narici, se avessi potuto.
«Scusa», mormorai con palese ostilità.
Il suo sguardo analizzò minuziosamente ogni centimetro del mio viso. «Se ti tagliassi la lingua avrei un problema in meno», borbottò.
Avvampai per la rabbia. «Prov…»
Di scatto la sua mano si serrò sulla mia mascella, chiudendomi la bocca con uno schiocco doloroso. Con il pollice premette così forte sulle mie labbra da farmi male.
«Devi stare zitta», scandì con voce pericolosamente bassa.
Assentii con un gemito soffocato, il panico che navigava a vele spiegate in me e mi ghiacciava dall’interno.
Appena André mollò la presa, la collera, nascostasi in un angolo nel momento in cui lui mi aveva toccato, tornò a manifestarsi con prepotenza sul mio volto. Un luccichio predatorio balenò nei suoi occhi, ed ebbi l’impressione che l’aria tra di noi fosse carica di elettricità.
Una tensione che mi accapponava la pelle.
Una tensione che mi attirava inesorabilmente verso di lui.
Gli guardai le labbra. Erano pallide come la sua carnagione, leggermente dischiuse.
Un invito.
Una trappola.
La mia rovina.
Mi resi conto di essermi sporta verso di esse solo quando André girò di colpo sui tacchi e riprese a marciare lungo il corridoio. Rimasi dov’ero, le palpebre che sbattevano convulsamente, il cuore un piccolo martello pneumatico nel petto.
«Ti dispiacerebbe seguirmi?» sbraitò lui, la voce che rimbombava tra le pareti. «O devo fracassarti le ginocchia e trascinarti in palestra per i capelli?»
Mi riscossi con una scrollata di spalle e accennai una corsetta per raggiungerlo. Tampinandolo, replicai: «Se mi rompessi le ginocchia, a quel punto sarei veramente inutile». E sarei stata eliminata in un battito di ciglia.
«Vedo che hai afferrato».
Un brivido di paura mi investì.
Arrivammo in prossimità della porta a doppio battente che conduceva alla palestra e André tese una mano verso una delle due grosse maniglie dalla forma gotica.
Mi frapposi tra lui e l’uscio con piglio quasi guerrigliero. «Non ti libererai così facilmente di me».
Il suo sguardo.
Oh mio Dio.
Divenne puro, letale ghiaccio. Ne percepii la potenza scorrermi sulla pelle come una lama desiderosa di incidere, sporcarsi di rosso. Come un’entità maligna che mi permeava pian piano per risucchiarmi.
Ora fu lui ad osservarmi la bocca, in un modo che mi tolse il fiato. Poi mi si avvicinò. Si chinò fino a sfiorarmi la punta del naso con la sua, e il suo respiro si fuse con il mio.
«Suona come una minaccia, Nadyia», mormorò.
Non c’era nulla di sensuale nel suo tono affilato, tuttavia ne fui così sedotta che sollevai impercettibilmente il viso per lambirgli il labbro inferiore con il mio. Prima che accadesse, però, André raddrizzò la testa quel tanto che bastò affinché la mia bocca scivolasse sul suo mento.
Sibilò.
Pervasa da una brama pericolosa, feci per tirare fuori la lingua e scoprire il suo sapore, ma lui fu lesto nel ghermirmi per la gola e staccarmi da sé. Boccheggiai per lo spavento, per poi accorgermi che la sua morsa non era tale da impedirmi di respirare.
Che la sua fronte era sulla mia.
Sconvolta, fissai le sue palpebre strizzate, i tratti del volto contratti in una smorfia sofferente e rabbiosa. Quando riaprì gli occhi, ebbi la sensazione di morire, tanto erano penetranti.
«Non… farlo mai più», disse, minaccioso.
Non risposi subito. Allora lui serrò le dita, facendomi ansare. «No», promisi in un soffio.
Lasciò ricadere la mano lungo il fianco.
Ma nessuno dei due si mosse.
Tenni lo sguardo fisso davanti a me, sul lembo di petto che lo scollo a V della sua maglia lasciava scoperto. Il suo odore mascolino mi riempì le narici, scombussolandomi ancora di più. Il suo respiro pesante mi smuoveva i capelli in cima alla testa, inviandomi brividi lungo la spina dorsale.
Improvvisamente, non volli più stargli così vicino.
Era troppo.
Dovevo spostarmi.
Allontanarmi.
Non lo feci.


* Il testo non è ancora stato soggetto a editing e potrebbe subire delle modifiche.


GRAPHIC TEASER





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L'AUTRICE




Nata il 24 Gennaio 1991, Chiara Cilli vive a Pescara. I generi di cui scrive spaziano dal Dark Fantasy e Dark contemporaneo all'Erotic Suspense. Ama le storie d'amore intense e tragiche, con personaggi oscuri, deviati e complicati.







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